«La Grande Brera, una sfida da vincere Progetto europeo per i nostri capolavori» a. st. Corriere della Sera – Milano 5/6/2010
Gelmini: rilancio atteso da trent'anni. «Il direttore Mariani ha dimostrato grande senso di responsabilità nell'accettare il confronto sul progetto», dice il ministro dell'istruzione, Mariastella Gelmini Il Fai e Italia Nostra: una svolta.
«Avanti senza strappi». Il ministro Mariastella Gelmini detta l'agenda dei lavori ed è una road map delicata, anzi, «una sfida nient'affatto semplice». E un'impresa che Milano rincorre da oltre trent'anni, la Grande Brera, l'«ampliamento» fuori dal quartiere, non uno sfratto, né un divorzio, ma una nuova condivisione dei beni. L'Accademia resterà parzialmente nel palazzo storico (direzione, chiesa di San Carpoforo e teatro) ma sposterà la didattica in 20 mila metri quadrati nell'ex caserma di via Mascheroni; la Pinacoteca crescerà e sarà rivoluzionata negli spazi liberati. Tra il 2011 e l'Expo. «Il direttore Mariani ha dimostrato grande senso di responsabilità nell'accettare il confronto sul progetto», commenta il ministro dell'Istruzione: «Voglio rassicurare studenti e docenti, la nuova sede diventerà un punto chiave della cultura milanese. Con spazi adeguati, moderni. E’ una sfida che possiamo vincere insieme». La svolta sulla Grande Brera un caso cronico, studiato fin dal 1976, ogni volta affrontato e abbandonato è arrivata ieri. Il direttore dell'Accademia, Gastone Mariani, protagonista di uno scontro con il presidente Gabriele Mazzotta, ha scritto una lettera al Corriere: «L'Accademia è disponibile a trasferire la maggior parte della sua didattica nella nuova sede», cioè il distretto militare «Magenta». Mariani è «disponibile», adesso, perché gli spazi di Brera 2, in via Mascheroni, sono arrivati a 20 mila metri quadri, dai 7 mila di partenza. Spazi per aule, laboratori, mensa, auditorium, alloggi. Restano da trattare tempi, modi e costi del trasloco. Secondo una prima stima, il prezzo di Brera 2 si aggira sui 30 milioni di euro: la caserma va interamente riprogettata e il ministero ha chiesto un parere preliminare all'architetto Mario Bellini, già incaricato del restyling della Pinacoteca. C'è la svolta, comunque. «E’ il passo avanti che auspicavo da tempo», interviene Ilaria Bui- toni Borletti, presidente del Fai: «Mi pare che non si parli più di dividere Pinacoteca e Accademia, una a discapito dell'altra, o di spaccare Brera. Ma di allargarla ad altre parti della città. Spostare le aule dell'ateneo in una sede più consona e grande va tutto a vantaggio dell'attività didattica. Contemporaneamente, il museo avrà lo spazio che merita». Naturalmente, conclude Buitoni Borletti, «adesso bisognerà trovare le risorse. E mi auguro che Milano risponda con uno scatto di orgoglio e senso civico». Le Belle arti, aggiunge Alessandra Mottola Molfino, presidente di Italia Nostra, «si inseriranno in un grande spazio culturale tra la Triennale e Santa Maria delle Grazie. Mi permetto solo di dare qualche suggerimento per la riqualificazione della Pinacoteca: va recuperata la chiesa del XII secolo di Santa Maria di Brera, con gli affreschi di Giusto de' Menabuoi, e il nuovo percorso di visita dev'essere pensato in sinergia, non in concorrenza, con villa Belgiojoso Bonaparte (impreziosita anche dai depositi di Brera), coi musei civici e la nuova collezione del Museo del Novecento all'Arengario». Nota a margine: il palazzo storico di via Brera ha bisogno di restauri urgenti, a prescindere dal futuro. Il tetto della Biblioteca Braidense fa acqua, trasuda umidità: il Fai ha organizzato un'asta di vini, martedì prossimo, per finanziare i cantieri.
Stefano Zecchi «Bene, ma la Bovisa era la scelta migliore»
«Bene l'accordo sulla caserma di via Mascheroni. Ma il trasferimento alla Bovisa sarebbe stata la soluzione migliore». Era quella a cui lavorò lei, da presidente dell'Accademia, con gli ex ministri Urbani e Moratti. «Io sono per i poli universitari decentrati, i campus all'americana e alla francese». Stefano Zecchi, docente di Estetica alla Statale, ha guidato le Belle arti dal 2002 al 2007: «Un intervento sugli spazi per la didattica è urgente e indispensabile». Il direttore dell'Accademia ha garantito piena disponibilità a trattare sul progetto. «Finalmente! Anche i riottosi docenti di Brera hanno capito la necessità del trasloco». Ma lei avrebbe preferito la Bovisa... «Sì, vicino al Politecnico. Gli insegnanti, lì, avrebbero lavorato con altri insegnanti, gli studenti assieme ad altri studenti…». Ora anche la Pinacoteca potrà crescere. «Dev'essere assolutamente valorizzata: è uno dei musei più ricchi e importanti al mondo. E ha un'utenza risibile».
Gabriele Mazzotta «Ora basta veleni E più trasparenza» Se l'aspettava questa svolta su Brera 2? «Onestamente no. Ma posso dire un cosa?». Prego. «Lavoro a questo progetto da due anni, ormai, e l'apertura della direzione dell'Accademia è un punto cruciale». Gabriele Mazzotta presiede il Cda delle Belle arti dall'ottobre 2007, indicato dal ministero dell'Istruzione: «Infatti, negli ultimi mesi, non ho badato a veleni, polemiche e mozioni di sfiducia. Io rispondo solo a Roma: avevo una missione, la Grande Brera, e la porterò fino in fondo». Il suo mandato scadrà alla fine di ottobre. «Prima, spero, firmerò l'accordo per tenere viva la presenza dell'ateneo nel palazzo storico, trasferire la didattica e accorpare la sede di viale Marche. E’ la scelta giusta”. Lo dirà anche al Cda di lunedì? «Dirò questo, ma non solo. Adesso bisogna riscrivere il regolamento per il patrimonio artistico dell'Accademia e fare il punto sul bilancio. A Brera è tutto un rimpallo di cariche, sembra un'operetta, sembra il Paese dei campanelli... Serve trasparenza».
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