Il Risorgimento dei pittori. Da Lega a Fattori: i Macchiaioli raccontano la nascita dell’Italia ANTONELLA SERAFINI DOMENICA, 06 GIUGNO 2010 IL TIRRENO - Spettacolo
Le guerre d’indipendenza e i campi di battaglia al Palazzo Mediceo di Seravezza
SERAVEZZA. Una cucitrice seduta, nella penombra di una stanza disadorna, è illuminata dal cono di luce che giunge da una finestra aperta sui tetti e sul cielo. Gesto e posa consueti nel genere, pacata e serena la giovane sembra attardarsi in un banale gesto quotidiano... ma non è esattamente così: lei la nostra “Marianna”. Uno sguardo più attento, attratto dal grande scampolo rosso di stoffa che tiene in grembo, scopre sul tavolo di fronte a lei un tessuto bianco e uno verde, appena illuminati eppure dentro il fascio di luce. I titolo del quadro sgombra alla fine ogni dubbio: “26 aprile 1859”, data d’inizio della seconda guerra d’indipendenza. Odoardo Borrani dipinge così uno dei simboli migliori del Risorgimento Italiano. Una nazione costruita, “cucita” insieme pezzo per pezzo, territorio dopo territorio, un popolo che esce lentamente dall’anonimato del buio alla luce della sua identità e della sua Storia. Gli ultimi lustri hanno costretto ad una verifica di questa storia data per decenni come scontata, eroi e martiri che sembravano acquisiti per sempre sono ora contestati, quanto meno messi in discussione, eppure la fanciulla che cuce in quel piccolo rettangolo di tela, proprio con la sua calma e compostezza appare una delle voci più autorevoli per testimoniare il progetto risorgimentale e il sentimento tanto tranquillo quanto deciso che lo determinò. Poco lontano da lei, in una grande sala del Palazzo Mediceo di Seravezza che ospita la mostra, un grande plastico riproduce il campo di battaglia, le forze in campo e i loro movimenti strategici. Prove documentarie della ricostruzione i grandi quadri appesi alle pareti, testimonianze oculari di quei giorni gloriosi e drammatici dove la “meglio gioventù” di allora non esitò a combattere per il proprio ideale fino alla morte. Fra di loro gli studenti toscani delle università di Pisa e di Siena, artisti e intellettuali provenienti da tutta Italia, quegli stessi che con i loro poemetti e i loro quadri raccontarono poi quel che avevano fatto e quel che avevano visto. E così la rassegna si snoda di sala in sala narrando gesti di battaglia e di accampamenti, ritratti di eroi noti e sconosciuti, ultimi abbracci fra teneri fidanzati o fra nonni e nipoti, campi e marine, “sacri suoli” per cui “o vincere o morire”. Oltre cento opere di cinquanta artisti, fra cui Telemaco Signorini, Silvestro Lega, Domenico e Girolamo Iduno, Gioacchino Toma, Vincenzo Cabianca, Filippo Palizzi, e un florilegio di opere di Giovanni Fattori. “L’aspetto più importante della mostra - spiega il curatore Enrico Dei - è il Risorgimento raccontato dai Macchiaioli, uno dei movimenti più importanti dell’Ottocento europeo nato proprio in Toscana. Molti di loro hanno indossato la divisa testimoniando poi con la loro arte i fatti del periodo regalandoci la vera iconografia di quei momenti così fondamentali per la nostra storia”. Il titolo “Italia sia! Fatti di vita e d’arme del Risorgimento italiano” ben sintetizza il senso della mostra. Organizzata dal Comune di Seravezza e dalla Fondazione Terre Medicee con la collaborazione della Fondazione Spadolini, Nuova Antologia di Firenze, è stata realizzata con il patrocinio e il contributo del ministero dei Beni culturali, Regione Toscana, provincia di Lucca, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Banca della Versilia e della Lunigiana ed Henraux.
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