MILANO - Passo indietro di Ligresti su Citylife ANDREA GRECO MERCOLEDÌ, 09 GIUGNO 2010 LA REPUBBLICA - Economia
Il 20% dei Toti diviso solo tra Generali e Allianz. Geronzi: "Tutto procede senza intoppi" Dopo il testa a testa Fonsai resta al 27%, ma negozia diritti migliori di vendita in caso di dissensi
Salvatore Ligresti si ferma un giro sul progetto Citylife, la più grossa riqualificazione urbanistica d´Europa sull´area della vecchia Fiera Campionaria. L´imprenditore ieri si è risolto a non rilevare le azioni del consorzio messe in vendita dalla Lamaro dei costruttori Toti: quel 20% se lo spartiranno gli altri partner, a partire da Generali – cui dovrebbe andare fino al 15%, in cambio di una trentina di milioni di euro – poi Allianz, che prenderà attorno al 5% per una dozzina di milioni. Così il Leone di Trieste si porterà attorno al 40% del consorzio, in maggioranza relativa, l´assicuratore tedesco salirà sopra il 30%. E il costruttore siciliano, tramite la "sua" Fondiaria-Sai, rimarrà al 27,2%. «L´attuale orientamento della compagnia è quello di mantenere inalterata la propria quota in Citylife, pari al 27,2%, e di trovare in tempi brevi una soluzione condivisa con gli altri soci per la migliore gestione dell´iniziativa», ha dichiarato una fonte vicina a Fonsai ieri. Nelle stesse ore, il presidente di Generali, Cesare Geronzi, affermava: «Tutto procede senza intoppi», e l´ad dell´assicurazione fiorentina, Fausto Marchionni, parlava di «una normale dialettica fra soci». Ma le scelte erano state prese, anche se il cda di Citylife in agenda nel pomeriggio è stato rinviato a oggi, o domani, per mettere a punto gli ultimi dettagli tecnici. C´è infatti da stabilire la nuova compagine azionaria, prima di rifinanziare gli 1,4 miliardi di prestiti bancari necessari a sviluppare il progetto. Le quattro banche finanziatrici pare abbiano già deliberato gli importi, e non dovrebbe essere un problema raggiungere la cifra stabilita. E neppure, si dice dietro le quinte, mettere la parte di capitale che ancora manca (ai soci sono chiesti circa 300 milioni, da suddividere in base alle nuove quote; ma sono stanziamenti già previsti in partenza). Quello su cui invece si è dibattuto, nelle ultime settimane, nelle stanze dei protagonisti, viene definito «un problema di governance». Che una fonte vicina al gruppo Ligresti ricostruisce così: «Prima di finire in minoranza nell´azionariato, l´ingegnere ha chiesto una via d´uscita dall´azionariato, a condizioni condivise, per non subire le decisioni altrui un domani». In questo scenario troverebbe posto un´opzione put, di vendita, a un prezzo stabilito, e maggiorato rispetto a quanto previsto in simili accordi quando c´è dissenso tra i soci. In sostanza, Ligresti avrebbe "alzato" il prezzo della sua uscita, nel caso in cui un domani non gli andasse bene l´avanzamento dei lavori su Citylife. Tuttavia, chi conosce bene l´imprenditore scampato a mille battaglie non dà per scontata la sua prossima uscita dall´azionariato del progetto. Anche perché i protagonisti dell´impresa – che hanno avuto polsi forti per pagare alla Fondazione Fiera 500 milioni per la pregiata area e oltre 200 al comune di Milano per gli oneri di urbanizzazione – sono convinti che nonostante le generiche difficoltà del momento, Citylife saprà costruire e vendere i suoi uffici e appartamenti, valorizzando gli investimenti iniziali. E anche Ligresti, pur non navigando in acque serene con le sue holding e con Fonsai, confiderebbe di uscire dal cimento con profitto, per ragioni di orgoglio non meno che di business.
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