TOSCANA - LA PROPOSTA Per i parchi pensiamo a una nuova legge regionale Renzo Moschini 09 Giugno 2010 IL TIRRENO
Anche a Pisa si è tornati a discutere del parco, fortunatamente in maniera meno “provocatoria” che all’Elba dove il rischio è che si torni a nuovi polveroni fuorvianti. Una discussione che deve servire a trovare le riposte giuste piuttosto che a mettere le mani avanti. Conviene perciò non dimenticare che stiamo parlando di un parco regionale, dove regionale non indica solo il livello istituzionale, ma anche la dimensione non “locale” e quindi non solo pisana o viareggina, delle finalità. Una dimensione che si alimenta di quelle locali naturalmente, che devono però rispondere, specie sulla costa della Toscana, in particolare oggi con la gestione della Meloria alle porte, a interessi più ampi e non ritagliati esclusivamente sui confini comunali. E perché queste notazioni non sembrino di lana caprina aggiungo - tanto per intenderci - che il Pit dovrà essere “corretto” perché i piani dei parchi - il nostro incluso - abbiano il posto che spetta loro e che ora non hanno. Un posto “speciale” che richiede, oltre agli aggiustamenti di cui ha parlato opportunamente il nuovo assessore regionale all’urbanistica, anche una nuova legge regionale sui parchi che la passata giunta non è riuscita ad approvare nonostante gli impegni solennemente assunti. Per questi motivi trovo inadeguata e persino impacciata la risposta di Ferrucci tutta circoscritta alla città che pure è giustamente impegnata - e non a caso - anche a predisporre un piano strutturale con i territori contigui. Intendiamoci, Pisa ha molto territorio nel parco, più di qualsiasi altra città toscana e probabilmente anche italiana, e si tratta di un territorio straordinario, ma che proprio per questo gioca e deve giocare un ruolo che va ben oltre la dimensione municipale. Ecco perché trovo piuttosto riduttiva l’elencazione delle questioni aperte da cui non emerge con la chiarezza e la forza necessaria quel profilo che invece deve finalmente trovare posto anche nel Pit - ecco perché anche ai parchi serve una sua revisione - oltre che una nuova legge regionale. Un mero elenco di “varianti”, ancorché accompagnate da motivazioni che le giustificherebbero, non aiuta a mettere adeguatamente a fuoco la portata delle questioni aperte e non soltanto per Pisa. Insomma, se si trattasse soltanto di ritagliare singole questioni a Pisa come a Vecchiano o a Viareggio non avremmo 30 anni fa istituito un parco e fatto fare a Cervellati il piano di cui si è tornati parlare opportunamente in questi giorni. Ecco perché di queste cose se ne deve discutere a Pisa, ma anche a Firenze in consiglio regionale e con gli enti locali.
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