SICILIA - Caccia ai professionisti di Cosa nostra un ingegnere grand commis dei lavori DOMENICA, 13 GIUGNO 2010 LA REPUBBLICA - Palermo
Dalle carte dell´ultima inchiesta emerge il ruolo di Salvatore Mandarano. Lo Piccolo: "È vicino ai servizi" Nel suo studio un viavai di capimafia Nei dialoghi tracce di un ricatto subito «C´È UN BRAVO INGEGNERE - racconta il pentito Gaspare Pulizzi, ex mafioso del gruppo Lo Piccolo - che è anche abile a ottenere le concessioni edilizie e a risolvere in genere i profili legati alle procedure amministrative, soprattutto nella zona di Carini. Mi sono recato alcune volte presso il suo studio di via Resuttana, a Palermo». Così inizia un verbale finito agli atti dell´ultima inchiesta della Procura su mafia e appalti. Il blitz di giovedì sembra essere solo la punta dell´iceberg di un´indagine molto più ampia sugli insospettabili professionisti a disposizione di Cosa nostra. I pubblici ministeri Buzzolani, Di Matteo, Sava e Viola hanno scritto nella loro richiesta al gip Maria Pino di un ingegnere, che ad oggi non è stato raggiunto da alcun provvedimento: «Salvatore Mandarano emerge certamente dalle dichiarazioni dei collaboratori come persona vicina e ben introdotta - sostengono i pm - ma anche come soggetto che subiva estorsioni». È ancora avvolto dal mistero il nuovo capitolo dell´inchiesta su mafia e appalti. Sull´ingegnere Mandarano, che ha 54 anni, il pentito Pulizzi dice ancora: «Parlai di lui anche con Salvatore e Sandro Lo Piccolo. In particolar modo, Sandro mi disse di stare attento perché secondo lui si trattava probabilmente di un infiltrato, forse dei servizi segreti. Sandro mi parlò anche di probabili microspie presenti nello studio di Mandarano, il quale ne era a conoscenza». Chi sicuramente non diffidava dell´ingegnere finito nel mirino delle indagini antimafia erano i boss Francesco Bonura, Nino Cinà e Salvatore Sbeglia. I magistrati sanno di alcuni incontri fra il professionista e i capimafia attraverso le intercettazioni fatte nell´ambito dell´indagine "Gotha". Da alcuni pazienti pedinamenti dei poliziotti della sezione Criminalità organizzata della Mobile è emerso dell´altro: il 29 gennaio 2005, il capomafia di Carini Vincenzo Pipitone e il suo "collega" di San Lorenzo, Nino Cinà (il medico di Riina e Provenzano), furono visti uscire dal palazzo di via Resuttana dove ha sede lo studio di Mandarano. Con loro c´erano altre due persone, rimaste senza identità. Il 4 febbraio, Cinà fu spiato mentre prendeva in consegna una cartella dal figlio del boss Salvatore Biondino: subito dopo, entrò nello studio di Mandarano. Il 28 maggio, le telecamere nascoste davanti all´ingresso della villa di Cinà ripresero ancora l´ingegnere in compagnia di uno sconosciuto. A cosa lavorava in quel periodo l´ingegnere Mandarano? Perché incontrava i capimafia più in vista di Palermo? E perché, come dicono i pentiti, pagava poi il pizzo? È un rompicapo per magistrati e investigatori, che adesso rileggono soprattutto le intercettazioni. In quei mesi, due mafiosi dicevano di Mandarano: «A lui approvano tutto, dalla a alla zeta... In tutti i posti, non alla Sovrintendenza». s.p.
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