NAPOLI - I tagli del governo - Marotta: appello all´Europa: "Stanno cancellando gli organismi culturali e di ricerca" OTTAVIO LUCARELLI MARTEDÌ, 15 GIUGNO 2010 LA REPUBBLICA - Napoli
Affollato dibatitto al Maschio Angioino. Il presidente degli Studi Filosofici: "Ne parlerò al capo dello Stato Napolitano"
«LANCIAMO un appello ai governi di tutta Europa, noi e l´Istituto Croce, perché stanno cancellando gli istituti culturali e di ricerca di Napoli e ormai il Sud è solo un´espressione geografica». Gerardo Marotta, presidente dell´Istituto italiano per gli studi filosofici di Monte di Dio, lancia l´Sos dal Maschio Angioino dove per oltre tre ore politici e intellettuali si confrontano nella Cappella Palatina sul taglio del 50 per cento dei fondi alla cultura deciso dal governo. Un´assemblea dal tema "Napoli per la salvezza della cultura e della ricerca" coordinata dal professore Luigi Mascilli Migliorini. «Il nostro - accusa Marotta - è un Istituto che fa scuola a Londra, Vienna, Heidelberg, Parigi e Pechino. Un istituto che ha avuto riconoscimenti internazionali con medaglie da Accademie russe e tedesche. Siamo stimati nel mondo, solo in Italia non ci considerano. Il problema non è nella riduzione del 50 per cento dei fondi. La questione è ben più grave perché dal primo gennaio 2010 non abbiamo più un solo euro di finanziamento e abbiamo crediti arretrati che risalgono al 2004. Il 31 dicembre del 2009 è scaduto infatti un emendamento contenuto nella legge Finanziaria del 2005 sui fondi agli istituti di cultura». Gerardo Marotta lancia un nuovo appello al Capo dello Stato: «Parlerò con Giorgio Napolitano, deve aiutarci per ottenere una proroga dell´emendamento. L´Istituto è senza un euro e, con il consenso dei miei figli, ho venduto un altro bene di famiglia, un attico a Roma. Il ministro per i Beni culturali Sandro Bondi venga a trovarci, così avrà un´idea delle nostre attività. Il governo ignora la forza che ha questo Istituto nel mondo». Appello raccolto e rilanciato dal sindaco Rosa Russo Iervolino: «La cultura non è un optional. La cultura da noi è un presidio contro l´illegalità, è una fonte di sviluppo. Tagliare i fondi, dunque, vuol dire tagliare la linfa vitale della città. Sono d´accordo sulla necessità di alcuni tagli, ma non si può considerare l´alta cultura come l´istituto per la tutela del pesce. A me le alici piacciono, ma nell´elenco del governo ci sono cose da ridere. L´errore è stato nel far comporre quella lista al ministero del Tesoro. Se vogliamo progredire, cultura e ricerca scientifica sono essenziali». In difesa dell´Istituto per gli studi filosofici e della Stazione zoologica "Anton Dohrn" è intervenuto al Maschio Angioino, unico esponente del centrodestra, anche il senatore Raffaele Calabrò: «L´Istituto presieduto da Gerardo Marotta non può finire in serie B. Esistono eccellenze nel campo della cultura che vanno salvaguardate. L´errore è stato, forse, pensare a tagli fatti con l´accetta, senza valutazioni. Errore recuperato in parte affidando i tagli ai ministri competenti Bondi e Gelmini. La chiave di volta ora è recuperare fondi per investire sulle eccellenze, ma anche la finanza privata deve capire l´importanza e il ritorno economico che possono derivare dall´investire in cultura e beni culturali». Un´assemblea civica, durata oltre tre ore, a cui hanno partecipato tra gi altri i parlamentari Alfonso Andria, Graziella Pagano e Annamaria Carloni, il consigliere regionale Antonio Marciano, il presidente dell´associazione dei Comuni campani Nino Daniele, gli assessori comunali Diego Guida e Nicola Oddati, l´editore Mario Guida, i professori Guido D´Agostino, Franco Barbagallo e Raffaele Porta, Guido Donatone di Italia Nostra e Roberto Di Lauro, presidente della Stazione zoologica "Anton Dohrn". Un dibattito ricco di denunce, mentre nella fase propositiva si è imposto Silvio Perrella, presidente del Premio Napoli: «Il punto vero è interrogarsi. Siamo davvero sicuri che rappresentiamo correttamente il Sud così come è oggi? Io dico basta con le leggende, non è vero che il mare non bagna Napoli. Bisogna ripartire dai dati di oggi, da cosa produciamo perché oggi il Mezzogiorno fa cultura ma non la trasforma in prodotto. Dunque la risposta c´è. L´egemonia culturale del Nord è sotto gli occhi di tutti mentre noi continuiamo a rappresentare il Sud come era anni fa. Siamo in grave ritardo».
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