Grandi Opere, i pm mettono nel mirino Propaganda Fide di Antonio Massari “Il Fatto Quotidiano”, 20 giu. 2010
CONCORSO IN CORRUZIONE: INDAGATI LUNARDI E IL CARDINALE SEPE
La Procura di Perugia ora punta dritta al Vaticano. Il cardinale Crescenzio Sepe – arcivescovo di Napoli e soprattutto ex prefetto dell'ente Propaganda Fide – è stato iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di concorso in corruzione continuata e aggravata. Stessa ipotesi di reato anche per l'ex ministro Pietro Lunardi ed entrambe le ipotesi di reato ruotano intorno ai legami con Propaganda Fide, l'ente vaticano che gestisce un patrimonio immobiliare di circa 2 mila appartamenti e 9 miliardi di euro. Ma è il progetto Arcus – società a capitale interamente pubblica, tenuta a battesimo, nel 2004, proprio da Lunardi, oltre che dall'ex ministro Giulio Urbani – a interessare gli inquirenti.
La società Arcus si occupa di gestire soldi pubblici per opere che riguardano anche interventi su chiese e musei. Ed è proprio quest'ultimo aspetto a insospettire i pm, che ragionano sulla sua data di nascita e su una serie di episodi avvenuti nel 2004. È nel 2004 infatti che la Immobiliare San Marco, della famiglia Lunardi, acquista il palazzetto in via dei Prefetti. E l'acquista da Propaganda Fide: 3 milioni di euro. Seicentomila in contanti, il resto con un mutuo. Pochi giorni fa, in un'intervista a Repubblica, l'ex ministro però aggiunge un dettaglio: spiega di avervi abitato, per ben 14 mesi, prima di acquistarlo, senza pagare l'affitto e di averla trovata grazie ad Angelo Balducci, l'ex presidente del consiglio dei Lavori pubblici indagato per corruzione: “Balducci – dice Lunardi nell'intervista, acquisita dai pm agli atti dell'inchiesta – mi porta l'elenco delle duemila case e io scelgo via dei Prefetti, in verità entro e chiedo di acquistare l'appartamento. Il cardinale Sepe prende tempo e mi concede di restare. Mi darà la risposta 14 mesi dopo e nel frattempo mi hanno fatto la cortesia di ospitarmi gratis”.
Perché questo trattamento di favore? Perché un prezzo d'acquisto pari alla metà del valore di mercato? È su questo che i pm stanno indagando. Anche perché, il legame tra la Arcus e gli appartamenti di Propaganda Fide vede comparire un altro personaggio illustre: Ercole Incalza – importante manager delle infrastrutture, che non risulta indagato – al quale l'architetto Zampolini dichiara, dinanzi ai pm, di aver pagato, con assegni per mezzo milione di euro, e sempre per conto di Anemone, un altro appartamento: quello del genero. Siamo sempre nel 2004 e all'epoca, Ercole Incalza, compare nel consiglio di amministrazione della Arcus. Le date sono ulteriormente significative se consideriamo che, sempre nel 2004, Angelo Balducci, proprio grazie a Lunardi, assumerà la carica di presidente del consiglio dei Lavori pubblici. Quella carica che consentirà poi, a Diego Anemone, sempre secondo le ipotesi dell'accusa, di scalare l'affare dei grandi appalti fino a quelli gestiti dalla Protezione civile. I soggetti della “cricca” che ruotano intorno a Lunardi non si fermano qui.
Uno dei principali testimoni – Hidri Ben Laid Fathi, autista di Angelo Balducci – parla di lui durante un interrogatorio: “Ho conosciuto la figlia di Lunardi. In due occasioni ho viaggiato da Roma a Milano per portarle delle buste che le ho consegnato direttamente in aeroporto. In una di quelle occasioni, Anemone mi disse di fare attenzione, dentro la busta c’era un assegno. Ho portato a Lunardi anche alcuni progetti, mi pare di ricordare, predisposti dalla società Medea”.
E secondo Fathi, la Medea è società che – di fatto – sarebbe riconducibile proprio alla coppia Balducci-Anemone. Parliamo della stessa Medea che, con il ministero delle Infrastrutture retto da Lunardi, chiude più di un affare. Il nome del cardinale Sepe, però, compare nelle indagini anche per un altro motivo. È proprio Guido Bertolaso, nel suo interrogatorio, quello di martedì scorso, a fare il nome del cardinale. E lo cita, anche in questo caso, per giustificare la propria posizione in merito all'appartamento di via Giulia, dove avrebbe abitato per alcuni mesi. L'architetto Zampolini sostiene di averne pagato l'affitto, anche in questo caso, per conto di Anemone. Ma Bertolaso, dinanzi ai pm, fornisce una versione diversa: “L'appartamento di via Giulia? L'ho trovato grazie all'amico Francesco Silvano, dal quale fui indirizzato dal cardinale Sepe”, dice il capo della Protezione civile ai pm Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi, confermando di non avere mai pagato l'affitto perché gli “era stato messo a disposizione”. |