ROMA - "Così abbiamo scoperto dopo sedici secoli quei ritratti eccezionali" FRANCESCA GIULIANI MERCOLEDÌ, 23 GIUGNO 2010 LA REPUBBLICA - Roma
Il ritrovamento in una tomba del 300 d.C. Parla il rettore del Pontificio Istituto Archeologico
Recuperati a Santa Tecla in via Silvio D´Amico fra migliaia di sepolture: una madre e una figlia accompagnate dai santi
La tomba affrescata che ha custodito per sedici secoli le immagini dei santi e degli apostoli Pietro, Paolo, Andrea e Giovanni si trova in fondo al dedalo delle catacombe di Santa Tecla: un tesoro per la storia dell´arte e l´archeologia mondiali nascosto sotto le fondazioni di un palazzo anni Cinquanta, a pochi passi dalla metro Marconi, dal traffico della Cristoforo Colombo e ora restaurato, tornato alla vividezza originaria, pronto per arricchire i manuali di storia dell´arte di nuovi, inediti riferimenti iconografici. Santa Tecla è un luogo fuori da ogni circuito di turismo religioso e non, un ambito protetto e miracolosamente salvato dall´edilizia intensiva degli anni Cinquanta-Sessanta ma anche ben curato dalla Comissione Pontificia di Archeologia sacra presieduta da monsignor Gianfranco Ravasi, che ha investito tempo e risorse nei restauri dell´unica sepoltura affrescata di tutta la necropoli a cui si accede - privilegio ad oggi concesso soltanto agli studiosi e sporadicamente a visite guidate di alcune associazioni - da una porticina su via Silvio D´Amico, accanto al condominio sotto il quale si dipanano le tantissime, anonime sepolture risalenti al IV secolo. Vincenzo Fiocchi Nicolai, rettore del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana e docente a Tor Vergata, conosce quelle (e molte altre) catacombe come le sue tasche: «Si tratta di un tipo molto particolare di catacombe soprattutto per la struttura: sono grandi cameroni capaci di raccogliere migliaia di sepolture anche una sull´altra, realizzate probabilmente in coincidenza di un´epidemia». E proprio qui sono affiorate, sotto il delicatissimo intervento del laser, con una tecnologia analoga a quella che si adopera in dermatologia o nella chirurgia oculistica, le prime immagini degli apostoli. Una notizia del ritrovamento era stata data circa un anno fa quando si portò alla luce il volto di Paolo, poi i restauratori hanno capito che era necessario cambiare tecnologia, date le pesantissime concrezioni calcaree degli affreschi: «Per le scoperte c´è un tempo di maturazione prima del quale le ricerche sembrano infruttuose», ha sottolineato monsignor Ravasi. I cameroni delle catacombe, spiega ancora Fiocchi Nicolai, sono sorti «accanto al Vicus Alexandri, un villaggio che viveva di attività portuali lontano qualche chilometro dalle mura della città». E Santa Tecla, allora cosa ha a che vedere con i ritrovamenti, con le sepolture? Si trattava di una santa di provenienza orientale, a cui venne intitolata una chiesetta nella zona che forse conteneva le sue reliquie, che però non sono state mai trovate. Ora che gli studi più recenti, dedicati alla zona e a quelle sepolture, sembrano allontanare l´ipotesi di una presenza nelle catacombe della santa e che la tecnologia più moderna ha riportato alla luce i colori degli apostoli, potrebbe forse persino essere tempo di una intestazione diversa e di un´apertura alle visite per un tesoro che ha mostrato di essere unico al mondo.
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