LONDRA - Da Fra Angelico a Leonardo il disegno padre di tutte le arti SABATO, 26 GIUGNO 2010 LA REPUBBLICA - Cultura
Al British di Londra una mostra nata in collaborazione con gli Uffizi, dove arriverà nel 2011 Cento opere su carta: così i grandi maestri italiani sperimentavano e pensavano la pittura
Che bello, dopo tante mostre inutilmente flamboyant, raccogliersi negli spazi naturalmente sobri e silenziosi della vecchia biblioteca del British, dove studiava – tra gli altri - Karl Marx. Che bello appagare gli occhi e la mente con cento tra i più bei disegni del Rinascimento, scelti oculatamente da Hugo Chapman e Marzia Faietti per indicarci in modo semplice e chiaro lo sviluppo di questa specialissima arte lungo centodieci anni fondamentali di storia, dal 1400 al 1510: «Fra Angelico to Leonardo. Italian Reinassance Drawings». Che bello poter dimenticare, almeno per una volta, il gigantismo che ossessivamente ci circonda nei musei, e avvicinarsi a opere, magari minuscole, per coglierne da vicino le più piccole sfumature, i più piccoli dettagli. Opere disegnate a carboncino, gesso, inchiostro e pastello da giganti come Botticelli, Michelangelo, Jacopo e Gentile Bellini, Raffaello, Mantegna, Leonardo, Verrocchio, Tiziano. Grazie a un´inedita collaborazione tra il British e gli Uffizi, depositari delle due collezioni più ricche in materia, l´esito della mostra (aperta a Londra fino al 25 Luglio, per spostarsi poi a Firenze dal 1 febbraio al 30 aprile 2011) è semplicemente straordinario. Perché consente di ripercorrere passo passo il peso crescente svolto dal disegno nella storia dell´arte e di comprendere alla lettera cosa volesse dire il Vasari, quando affermava che il disegno è il padre di tutte le arti. Dalla staticità bidimensionale del tardo gotico, si passa sin dalle prime sale al dinamico mondo rinascimentale, che, grazie al nuovo uso della luce, incentra la sua ricerca sulla dimensione prospettica e la tridimensionalità, offrendo uno sguardo via via più puntuale e realistico tanto della natura quanto del corpo umano. Mentre l´altra grande novità del momento è l´utilizzo su larga scala della carta, che abbassa sensibilmente i costi rispetto alla pergamena. Così, mentre irrompe l´invenzione della stampa, il disegno diventa essenziale nella progettazione concettuale delle grandi tele e nella loro presentazione ai committenti. Al contempo però, come la mostra evidenzia con precisione, esso si trasforma nella forma ideale di sperimentazione dell´artista, che qui può scatenare tutta la sua fantasia, sovente in misura superiore a quanto accadrà nei prodotti finiti di quadri e affreschi. Né meno interessante, infine, è la mappatura offerta sulle varianti regionali dell´arte del disegno: in particolare, a Firenze e a Venezia. E con questo la funzione pedagogico-didattica dell´esposizione è perfettamente assolta. Dopodiché, c´è la pura bellezza. La bellezza di opere che lasciano senza fiato. Come nel caso dell´ Uomo sdraiato su una lastra di pietra del Mantegna, in cui la definizione minuziosa dei contorni della figura e l´uso sapiente della prospettiva, imprimono al gesto dell´uomo, teso a sollevarsi, una potenza drammatica impressionante. Si cambia sala ed eccoci davanti al San Giovanni Battista del Pollaiuolo, messo a confronto con il prototipo offerto dalla statua in bronzo di Donatello. Anche se i curatori si premurano di sottolineare tanto le similitudini («il fervore spirituale» del santo), quanto le differenze: nella statua il tratto declamatorio, dicono, è molto più accentuato. La preoccupazione del Pollaiuolo, semmai, è quella di delineare un gesto e una postura naturale alla figura, come dimostrano gli accurati studi laterali di braccia e gambe. Resterebbe da dire poi qualcosa di una magnifica Testa di donna´ del Verrocchio, i cui delicati contrasti di tono anticipano il famoso "sfumato" di Leonardo. Ed è proprio quest´ultimo, con dieci disegni in mostra, a fare la parte del leone. A cominciare dal Paesaggio del 1473, il primo disegno datato a lui attribuito e anche tra i primi studi di paesaggio dell´arte europea. La compresenza su piani diversi e con diverse tonalità di una città fortificata, di alberi mossi dal vento, di una cascata dal segno più marcato, e da ultimo di campi e montagne sullo sfondo, fanno pensare di primo acchito a qualcosa di orientaleggiante e vagamente flou. Ma come bene mostra lo studio successivo per il "setting" dell´Adorazione dei Magi, in Leonardo il controllo geometrico dello spazio può essere sbalorditivo: qui una struttura architettonica reticolare e multistratificata si offre come scena ideale per le figure umane ed animali che andranno ad abitarla. Per il momento esse ci appaiono vaporose, appena accennate, quasi che l´artista sia un regista di teatro che sta cercando la posizione scenica ideale per i propri personaggi. E manca ancora un´ultima piroetta leonardesca: quella offerta dai deliziosi Studi sul Cristo Infante e il gatto, che sembrano sul punto di scappare dal foglio. Come è giusto che sia per un bambino e un micio, due creature elettriche, piene di vitalità: così il semplice gioco di un genio si trasforma in un gioiello artistico.
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