Ex marinaio della Wehrmacht e tombarolo: 4 anni di carcere Laura Martellini CORRIERE DELLA SERA 26 giu 2010 Roma
Ha sempre detto di sé di essere un «salvatore del patrimonio archeologico». Il tribunale gli ha creduto solo in parte, condannandolo a quattro anni di reclusione per associazione a delinquere finalizzata alla spoliazione dei beni archeologici. Lui è Rupert Aichmeir, personaggio poliedrico e controverso, marinaio della Wehrmacht con il pallino per l’archeologia, conosciuto nell’ambiente come «il re dei cocci». Il pm Pierluigi Cipolla grazie allo strumento delle intercettazioni aveva ricostruito l’attività nei primi anni del Duemila di una rete di tombaroli, «innamorati» in particolar modo delle antichità dei siti di Crustumerium, di Veio, e dell’Etruria meridionale. Di quel sodalizio Aichmeir era uno dei cardini, e se la maggior parte dei reati sono caduti in prescrizione - per lui, come per altri sei personaggi come Monaldo Gazzella, detto Zanna - la procura ha l’intenzione di andare avanti. A cominciare dall’appello contro l’assoluzione di Rupert «Roberto», e di altri, per quanto riguarda il reato di impossessamento di beni archeologici. La sentenza ha previsto anche un risarcimento per le parti civili: ministero dei Beni culturali e Italia Nostra. «Quando ci siamo spinti fra le rovine depredate, abbiamo trovato enormi crateri», ricordano in procura. Dall’Austria, dove risiede, e si dedica ad attività culturali, la replica dell’ex marinaio Aichmeir è stata sempre la stessa: «Ma quale spoliazione? Certi tesori andavano conservati».
|