Giù le mani dal Belpaese - Il progetto di federalismo demaniale dell’esecutivo autorizza la vendita di beni paesaggistici e ambientali. Giulio Finotti 29 giu 2010 TERRA
Ma, tagliando i fondi agli enti locali, li costringe alla cessione ai privati. E il rischio di speculazioni è altissimo. I Verdi: «Una truffa»
Lo hanno chiamato federalismo demaniale, perché la parola federalismo è di moda, e perché in fondo non si capisce di cosa si sta parlando. Nei fatti, la nuova iniziativa del governo si traduce nella vendita di beni dello Stato che, facendo passare la proprietà agli enti locali, vengono demanializzati, e perdono così la caratteristica principale dei beni del demanio, ovvero la loro inalienabilità; l’impossibilità di essere venduti in quanto beni che costituiscono uno Stato. L’allarme che il nuovo provvedimento firmato Calderoli si sarebbe tradotto in una grande svendita di Stato, era stato lanciato dal presidente dei Verdi, Angelo Bonelli qualche settimana fa, e ora la preoccupazione si sta allargando a macchia d’olio. Il carcere dove fu imprigionato Sandro Pertini, e l’isola di Santo Stefano, l’idroscalo di Ostia dove fu ucciso Pier Paolo Pasolini, alcune isole vicino la Maddalena, il mercato di Porta Portese, e addirittura pezzi delle Dolomiti. Se fosse il primo aprile si penserebbe ad uno scherzo, ma purtroppo così non è. Ufficialmente il provvedimento nasce con lo scopo di dare la possibilità agli enti locali di gestire i beni, con la possibilità di venderli per fare cassa. In caso di vendita infatti, questa deve essere giustificata con la necessità di appianare il debito pubblico. Chiaro che, con la disastrosa la monetizzazione facile. In tutto sono 11.009 le schede censite che passeranno agli enti locali: un elenco che comprende arenili, fari, caserme, terreni agricoli, fonti di acque minerali, boschi, pezzi di torrenti e di montagne, che con una piccola variante urbanistica potranno essere destinati anche alla costruzione edile. Proprio i Verdi avevano denunciato, con il lancio di una petizione online, ed una manifestazione dinanzi Montecitorio, la possibilità di una grande speculazione edilizia alle porte «la più imponente della storia della Repubblica» secondo il presidente Angelo Bonelli. Che rincara la dose: «Siamo sconcertati dal fatto che il Parlamento abbia approvato un provvedimento del genere: una vera truffa ai danni dello Stato che rischia di trovarsi non solo senza patrimonio ma anche senza territorio ». Così Villa Giulia a Roma, il Faro di Mattinata sul Gargano, le Mura degli Angeli a Genova o l’ex Forte di Sant’Erasmo a Venezia potranno diventare proprietà private, non più di tutti, ma di pochi. Beni molto spesso presenti lungo i confini, che probabilmente pongono un’altra questione rilevante finora non emersa, quella della sovranità territoriale. Con gli investitori esteri già pronti a far man bassa dei beni di pregio del Belpaese che fu.
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