Selva di Cadore il paesaggio minacciato da seconde case di PAOLA SCARPA 1 set 2010 Padova
Selva di Cadore il paesaggio minacciato da seconde case
Caro direttore, poiché il 3 settembre Salvatore Settis inaugura il Festival della Mente di Sarzana con la relazione «Paesaggio come bene comune, bellezza e potere», le scrivo di quanto accade in Valfiorentina, dove, a Selva di Cadore, luogo di origine della mia famiglia, 10 anni fa acquistai una casina di 50 metri. Il condominio era bello, adagiato su un prato, nuovo, avevo un fazzoletto di terra mio, e stavo dilapidando su altri prati, quelli del golf, la liquidazione di una intera vita di lavoro. Sono stati dieci anni belli, ho collaborato da volontaria con la locale ammistrazione presentando libri e scrittori, ho organizzato mostre che hanno avuto buon successo, ho camminato, sciato, le mie rose sono cresciute. Sul prato dietro e davanti casa si incontravano caprioli, cervi, volpi, conigli. Nel giugno di quest’anno, un brutto giorno, sul prato è comparsa una rete verde ed un immenso cartello di vendita. Quello stesso costruttore che ha cementificato un grande prato sotto il Museo di Selva ed edificato un intero quartiere di seconde case sedendo nella commissione edilizia comunale, vuole fare altrettanto in un luogo dolcissimo e fiorito. Ho scritto una petizione al Sindaco che ha raccolto 75 firme, tra cui figurano Andrea Zanzotto, Anna Mazzotti, Paolo Cacciari, Gianfranco Candiani, Corrado Augias, Paolo Rumiz e Giuseppe Romanelli, un consigliere comunale di opposizione ex sindaco di Selva. Questi - senza chiedermi il permesso - ha mandato petizione e firme ad un giornale locale che ha pubblicato un articolo che non condivido. Il compito di rendere nota l'iniziativa competeva a me, intendevo scrivere - senza entrare in beghe di paese - a più testate oltre che al Fai, Legambiente, Italia Nostra, Wwf stilando un comunicato stampa adeguato. Selva di Cadore infatti in Provincia di Belluno conta il più alto numero di seconde case, dato che risulta dal rapporto tra numero dei residenti e proprietari di seconde case ed è la seconda, in Veneto, dopo Gallio. «Il Sole 24 Ore» nei giorni scorsi riportava un articolo di Settis che costituisce credo la lectio magistralis che il professor Settis, direttore dimissionario del Consiglio Superiore del Ministero dei Beni Culturali, terrà a Sarzana. L'articolo è fondante, a mio parere, e ricostruisce la storia degli strumenti di cui lo Stato - dopo l'Unità d'Italia - ha ritenuto opportuno dotarsi per tutelare le nostre bellezze naturali. Quanto alla situazione attuale italiana, chi meglio di Gianantonio Stella la sta documentando sul vostro giornale? «Le ingiustificate devastazioni del nostro suolo si intensificano ogni giorno, il primato del pubblico bene che fu il cuore della storia d'Italia viene oggi impunemente calpestato in nome di un mercatismo straccione», scrive Settis, citando Benedetto Croce. È come se i Comuni ripiegassero sulla distruzione delle perle e dei gioielli che possiedono per finanziare, in gran parte, la loro inutile sopravvivenza, anziché custodire gelosamente le bellezze del proprio luogo.
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