PRATO.Via le vetrate colorate da Palazzo Pretorio monumento versione easy GIOVEDÌ, 02 SETTEMBRE 2010 IL TIRRENO - Prato
L’assessore Beltrame: «Progetto deciso la scorsa legislatura» Lo storico Cerretelli: «Meglio difesi i tesori interni» Quelli risalenti agli anni Venti verranno buttati via Gli interventi di restauro continueranno fino al 2013 PRATO.Via le vetrate colorate da Palazzo Pretorio monumento versione easy
Naso all’insù e quei vetri anni Venti non ci sono più. Scenario da cartolina: piazza del Comune, sguardo rivolto verso Palazzo Pretorio. Ma dove sono finite le vetrate in stile neomedievale che davano pregio a uno dei palazzi pubblici più belli dell’Italia centrale? Non è stata una bacchetta magica a farle sparire: il progetto di restauro dell’edificio prevedeva di installarne ex novo. Piazza pulita dei vetri piombati ottenuti con tondi in vetro soffiato del Ventennio che, a ben guardare, poco avevano da spartire con la storia del palazzo medievale. Con il beneplacito della Soprintendenza, i tecnici del Comune hanno sostituito le intelaiature in legno e i vetri alle finestre che, nella nuova versione, piacciono poco ai pratesi affezionati da sempre a questo gioiello architettonico. Sono vetri bianchi, trasparenti, comunissimi. Per molti è dura farci ancora l’occhio anche se è passato più di un mese da quando la ditta è venuta a ritirare il materiale vecchio. Roba che in tanti s’immaginano sia stata spostata per finire nel laboratorio di qualche restauratore, non certo da buttare via. «Quelle finestre non erano a norma per la conservazione del microclima - ricorda l’assessore comunale alla Cultura Anna Beltrame - e comunque l’intervento di sostituzione era previsto dal progetto che fu presentato quando erano assessori alla Cultura Abati e Mazzoni». In effetti, se per chi la butta sull’estetica i nuovi vetri potrebbero suonare vagamente più anonimi, la priorità era quella di proteggere le opere del Museo Civico racchiuse dalla struttura che, stando ai calcoli dell’assessore, non sarà pronta prima del 2013 (con un ulteriore slittamento così dei tempi programmati). Che però si potesse fare meglio in termini di bellezza dell’edificio visto da un’angolazione esterna, lo ammette anche Claudio Cerretelli, storico dell’arte ed esperto di Palazzo Pretorio. «Indubbiamente siamo di fronte a una questione di gusto che doveva essere risolta però in sede di approvazione del progetto da parte della Soprintendenza. Se l’estetica può essere discutibile - fa notare il direttore dei musei diocesani - evidentemente s’imponeva la necessità di conservazione dell’ambiente per il bene delle opere: le vetrate preesistenti avevano il difetto di tenere troppo caldo d’estate e freddo d’inverno». Dall’alto della sua competenza, Cerretelli dice la sua per rendere più gradevole la facciata all’occhio di passanti e turisti. «Si poteva pensare di applicare una pellicola che riproducesse l’effetto dei tondi, oppure l’ideale era un doppio infisso». Soluzioni che, a detta dell’assessore Beltrame, sarebbero però state troppo «costose». |