La rivolta dei 22 appiedati contro Bondi: senza (la propria) auto, patrimonio a rischio Alessandra Ricciardi Italia oggi 1/9/2010
Declinano ogni responsabilità. Se le loro auto resteranno in garage, non vogliono saperne di crolli di affreschi e di furti sui cantieri. A firmare la dichiarazione di guerra sono 22 soprintendenti archeologi che hanno scritto al ministro dei beni culturali, Sandro Bondi. Colpevole, a loro dire, di non esser intervenuto per mettere una pezza a quanto previsto dall'ultima manovra finanziaria che ha vietato, azzerando i relativi fondi, i rimborsi chilometrici per le ispezioni fatte con l'utilizzo di un mezzo privato. Per i controlli, insomma, si dovrebbe andare con i mezzi pubblici o quelli di servizio. Ma l'attività di tutela ordinaria, protestano i soprintendenti da tutta Italia, va svolta anche in zone disagiate e non servite dal trasporto pubblico, e a essa si accompagna una attività straordinaria, di archeologia preventiva, per la quale non si pone anche un problema di tempestività ed efficienza dell'intervento, per assicurare la salvaguardia del patrimonio archeologico conservato nel sottosuolo. Tra l'altro, le automobili di servizio, denunciano i vari direttori, sono ormai in numero estremamente ridotto, mai più di una per ogni soprintendenza (talvolta in leasing), spesso nessuna, e con una disponibilità quasi ridicola dei fondi per la benzina. «Questo sta bloccando le attività di tutela in tutta Italia, solo per risparmiare pochi soldi», attacca Gianfranco Cerasoli, segretario della Uil Mibac. Qualche esempio: paralizzata l'archeologia preventiva, non si potranno rispettare i termini di legge per il rilascio dei nulla osta sia per le opere pubbliche e di trasformazione urbanistica sia quelle dei privati; non potranno essere avviate le procedure per le gare di appalto di lavori urgenti nel Lazio, come nel caso del restauro dell'Acquedotto Claudio, visto che i sopralluoghi sono impediti. E poi c'è la Sardegna, la Toscana, la Calabria con gli acquedotti e le necropoli... Non ultimo, l'Abruzzo dove la ripresa dello sciame sismico richiede la vigilanza e la verifica di tutti i monumenti dei centri storici.
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