SICILIA - Siti dimenticati. Vigilanza e tutela di mano pubblica, possibile gestione privata SALVATORE MAIORCA LA SICILIA Venerdì 03 Settembre 2010
Senza risorse i beni culturali non danno utili
È tutta in salita la strada della valorizzazione dei beni culturali. Tutti a dire che il nostro futuro va costruito sui beni culturali, che questi beni sono il nostro petrolio. Ma poi non ci sono soldi nemmeno per tenere puliti monumenti, siti archeologici e via discorrendo. E qui si ripresenta il solito eterno problema della separazione fra tutela, vigilanza e ricerca da una parte e gestione dall’altra. Con il solito eterno interrogativo: che fare in mancanza di soldi? lasciare tutto com’è aspettando che tutto venga ineluttabilmente distrutto dall’incuria e dal tempo o darsi da fare per garantire, in qualche modo, salvaguardia e valorizzazione di questo patrimonio? E si tratta di un patrimonio enorme, universalmente ammirato, eppur sottoutilizzato. Peggio: i turisti vengono, si arrabbiano perchè trovano siti chiusi, altri sporchi, altri ancora in abbandono, servizi carenti, disagi vari. E non si fermano. Se ne vanno arrabbiati. E non costituiscono certamente un veicolo di informazioni che spingano altri a venire. Anzi... Una decisione va presa. E in fretta. Da ultimo ci ha provato l’assessore Armao sancendo la necessità del ricorso ai privati. E sollevando anche la solita montagna di puntualizzazioni, contestazioni, opposizioni, distinguo. Soprattutto da parte degli addetti ai lavori. Naturalmente ognuno ha poi le sue motivazioni, i suoi interessi. E tuttavia, nelle sedi decisionali restiamo sempre alle dichiarazioni d’intenti, alle posizioni generali di principio. Poi la politica, alla quale spetta la decisione finale, rimane distratta, assente. Un po’ perchè ogni dirigente politico preferisce non esporsi alle polemiche, un po’ perchè ognuno si preoccupa innanzitutto di tutelare, magari di consolidare, la propria posizione politica. E tutto rimane com’è. Gattopardianamente. Frattanto, giusto per rimanere a Siracusa e alla sua provincia, beni preziosi come il parco archeologico del capoluogo, il tempio di Apollo, quello di Giove, la villa del Tellaro, la zona archeologica di Lentini, l’area dei Santoni di Palazzolo rimangono scarsamente o niente affatto fruibili. Gli oppositori della gestione privata invocano sempre la delicatezza di questo patrimonio e la conseguente necessità di alte specializzazioni. Ma ci vuole alta specializzazione per potare gli alberi di un parco, spazzarne i vialetti, pulirne i servizi igienici, staccare i biglietti, gestire un book point o un punto ristoro, e simili incombenze? Soprattutto quando queste materie vengono rigidamente prestabilite con rigide regole e sottoposte ad altrettanto rigida vigilanza degli specialisti di mano pubblica? |