TOSCANA - «Stop a chi ci ruba il paesaggio». Settis chiama tutti alla mobilitazione CLAUDIO FIGAIA SABATO, 04 SETTEMBRE 2010 IL TIRRENO - Toscana
Tutelare l’ambiente per conservare la storia e garantire il futuro SARZANA. «Difendere il paesaggio non è una cosa da anime belle: tutelare le nostre bellezze vuol dire conservare la nostra storia, dare un futuro alle generazioni che verranno. Difendere il paesaggio dalla devastazione in atto, nelle regioni rosse come in quelle governate dal centrodestra, è un diritto-dovere di ogni cittadino». Ruota attorno a questo concetto la lectio magistralis del professor Salvatore Settis, direttore (uscente) della Scuola Normale Superiore di Pisa, che ha aperto ieri il Festival della Mente (settima edizione) di Sarzana. C’è una gran folla sotto il tendone di piazza Matteotti ad ascoltare il professore. Ci sono, il presidente dell’Inter Massimo Moratti (la sorella Milly è una habituée delle vicine Versilia e Bocca di Magra), Achille Bonito Oliva, Francesco Tullio Altan (anche loro protagonisti del Festival); ci sono almeno mille persone che seguono con attenzione - e molti applausi - la prolusione di Settis. «Paesaggio come bene comune, bellezza e potere» è il titolo dell’intervento del professore. Si parla di consumo del territorio, di devastazione del paesaggio, insomma. E qui, in questo lembo di Liguria che è ancora un po’ Toscana, di allarmi per il “consumo dell’ambiente” ce ne sono parecchi. A cominciare da quello del maxi progetto sulla piana di Marinella (alberghi, case, porto turistico, strutture ricettive). Settis, però, glissa sul tema: «Non posso parlare di ciò che non conosco, ma accoglierò gli inviti che mi sono stati fatti, visiterò, cercherò di rendermi conto...». Non per questo la sua lectio sarzanese risulta meno efficace e drammatica. Cita numeri impressionanti, il professore, sulla devastazione del paesaggio della nostra penisola. Statistiche Istat secondo cui in quindici anni, dal 1990 al 2005, la superficie agricola si è ridotta in Liguria del 45%, in Emilia e in Sicilia del 22%, in Toscana del 17%. E a chi sostiene che abbandono della campagne non vuol dire cementificazione, ricorda che negli ultimi 10 anni l’incremento delle nuove costruzioni è stato di 37 volte superiore alla crescita della popolazione. «Solo nel 2007 sono sorte 732mila nuove unità immobiliari, mentre la popolazione è rimasta sostanzialmente stabile». Si va, lancia l’allarme Settis, «verso la saturazione del territorio, il suolo viene sigillato dal cemento, il 24% delle coste è interessato dal fenomeno dell’erosione a causa della distruzione delle dune naturali e della costruzione di nuovi porti. Soltanto in Liguria ce ne sono 50 e ne vogliono costruire altrettanti...». «Oggi - incalza - impera la deregulation, ovvero “a casa mia faccio quel che mi pare”. E chi non ci sta è prevalentemente un “comunista”. E allora vi cito alcuni “comunisti” per i quali il paesaggio è un bene comune da tutelare: papa Gegorio XIII, Benedetto Croce, il ministro mussoliniano Bottai. Anzi, fu dalle leggi di Croce e Bottai che i costituenti trassero ispirazione per l’articolo nove della nostra Carta, quello che dice che la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico artistico della Nazione». Ma che fare, si domanda, per fermare «chi ci sta derubando del paesaggio», magari parlando di “sviluppo sostenibile”? Settis pensa all’autodifesa. All’autodifesa dei cittadini, alla loro mobilitazione. «“Una quercia che cade fa molto rumore. Una foresta cresce in silenzio”, recita un proverbio cinese. Ebbene, noi dobbiamo essere la foresta».
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