MILANO - Moratti: fondi al Memoriale della Shoah Paola D’Amico CORRIERE DELLA SERA 6 set 2010 Milano
Per la prima volta due donne parlano nel tempio
Il cantiere del Memoriale della Shoah non si deve fermare. Il sindaco Letizia Moratti, intervenuta ieri alla Sinagoga di via Guastalla, in occasione della XI Giornata europea della cultura Ebraica, si è impegnata trovare subito una parte dei fondi mancanti e a devolvere al cantiere gli incassi di una giornata dei musei cittadini. Mezzo milione di euro subito dal Comune, perché il cantiere del Memoriale della Shoah non si fermi. Altri fondi raggranellati destinando all’opera in costruzione in Stazione Centrale l’incasso di una giornata nei musei civici. Il sindaco Moratti visita la Sinagoga centrale di via Guastalla nella Giornata europea della Cultura ebraica, prende la parola e dice all’assemblea riunita che questo è il suo «personale impegno». Tra il pubblico, rappresentanti delle istituzioni, del Consiglio comunale, della Regione, della Provincia.
Quattro anni fa, quando il Memoriale era un’idea, i fondi per realizzarlo erano stati stimati in 5 milioni di Euro. Solo tre erano stati garantiti alla Fondazione per il Memoriale dagli sponsor. Lo scorso dicembre - quando dall’idea si era passati al progetto e le ruspe avevano già cominciato gli scavi, sul lato stazione di via Ferrante Aporti che conduce al Binario 21, da dove partirono i viaggi della morte diretti ai campi di sterminio -, il costo finale era già lievitato a 9 milioni di euro. E 6 milioni mancano ancora all’appello, anche se nel frattempo i lavori sono andati avanti. «Ho visitato il cantiere - ha spiegato il sindaco -, molto è stato fatto, ma mi dicono che potrebbe fermarsi tra 15 giorni per mancanza di fondi. Non dovrà accadere. Faremo iniziative culturali. Altri ci seguiranno». Strappa un applauso alla platea di visitatori, un sorriso ai rappresentanti della comunità ebraica, in primis al presidente Roberto Jarach, che è anche vicepresidente della Fondazione per il Memoriale. Il sindaco non risponde alle domande che seguiranno sul tema Milano e la moschea. Ricorda, invece, che l’anno che verrà sarà dedicato alla cultura islamica. Perché «la cultura è strumento di integrazione». Che è poi il leitmotiv della giornata, che fuori dalla Sinagoga vede gente in coda sin dalle prime ore del mattino e ancora per tutto il pomeriggio. Giornata scandita, nell’apertura, dagli interventi - autentiche lezioni magistrali - della regista teatrale Ruth Shammah e di rav Roberto Della Rocca. Che nel tempio ora teatro aperto alla città strapperanno applausi a scena aperta. Un’artista con i rabbini a spiegare l’ebraismo come filosofia di vita, trasmissione di valori universali. «Ebraismo è dare lo spazio alla propria anima per respirare» dice il rabbino capo Alfonso Arbib. «È un codice serrato di leggi che può permettere di dare un senso alla nostra vita», aggiunge la regista. «E l’arte ebraica è un modo di comunicare che può essere avvicinato da tutti». Arte di cui il teatro è sintesi perfetta, perché non è «simulazione ma dialogo con lo spettatore». Ed è dalla cultura, dalla conoscenza, che deve passare l’integrazione. Con Della Rocca che chiarisce come «assimilare» una cultura diversa non significhi «perdere la propria identità». Si può, si deve, assimilare dal mondo che ci circonda «senza perdere i propri valori».
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