Santo Stefano Belbo - Divenuto famoso grazie a una foto adesso rischia di essere abbattuto MASSIMO NOVELLI Repubblica Torino, 2-9-2010
Un progetto prevede l'ampliamento della carreggiata per renderla più sicura Il vicesindaco di Castino: "Cercheremo di salvarne almeno un pezzetto" Vaccaneo, presidente del Comitato scientifico di Santo Stefano Belbo: "La modernità non può cancellare un simbolo"
Era un giorno chiaro del 1932 quando, durante una gita nelle Langhe, Cesare Pavese, Leone Ginzburg, Franco Antonicelli e l'editore Carlo Frassinelli sedettero per riposarsi su un muretto che, sulla strada Cortemilia-Alba, quasi all'ingresso del paese di Castino, s'affaccia sulla Valle Bormida. Qualcuno scattò loro una fotografia. Si disse che a farlo sarebbe stato Massimo Mila, che tuttavia, molti anni dopo, lo negò. L'immagine ha comunque infranto il tempo, divenendo poi una delle più note e diffuse dello scrittore di Santo Stefano Belbo. Anche perché in quel luogo, accanto a quel muro, si fermò altre volte poco prima di morire, soprattutto con gli amici Pinolo Scaglione e Nicola Enrichens.
Ora il muretto di Pavese, in parte rifatto nei decenni passati, rischia di scomparire. Dato che in quel punto motociclisti e automobilisti spesso e volentieri arrivano a velocità eccessive, per ragioni di sicurezza presto dovrebbe essere abbattuto allo scopo di allargare la carreggiata, e di creare inoltre un belvedere. Ma le pur comprensibili esigenze della modernità sono sufficienti per consentire la cancellazione definitiva, ricorda Franco Vaccaneo, presidente del comitato scientifico della Fondazione Pavese, di ""una delle immagini più belle dell'iconografia pavesiana"? La risposta, ovviamente, è no. Tanto che l'amministrazione comunale di Castino in qualche modo sembra essersene resa conto. Enrico Paroldo, il vicesindaco, assicura che "si cercherà di fare il possibile per salvarne almeno un pezzo, proprio quello della fotografia". In attesa di vedere che cosa accadrà, va rammentato che il muro di Pavese, oltre che per la foto celeberrima e per la poesia che Antonicelli gli dedicò ripensando a quella giornata (la "ombra" che "giudica severa" è quella di Ginzburg, morto in un carcere fascista nel '44), evoca e incarna un altro momento importante e drammatico nella sua vita. Fu Pinolo Scaglione, il Nuto del romanzo sulle Langhe, a rivelare che uno degli ultimi colloqui con Pavese sul mondo contadino avvenne a Castino: "Seduto su quel muricciolo, lungo la strada che scende a Cortemilia, Cesare mi ha detto: Adesso del materiale ne ho per scrivere due libri. Questa è la storia della "Luna e i falò"".
Per un intellettuale così legato alla sua terra come Pavese, pertanto pure un semplice frammento di pietra significa qualcosa. La speranza è che si salvi il suo muro avventato sulla Langa di Perletto, di Vesime; quel muro che conserva il ricordo di un uomo e di uno scrittore, dei suoi compagni. "D'improvviso le Langhe!", come scrisse Antonicelli memore e commosso, "E t'ho pensato/ Dure, gialle, custodi al sole, arate/ da grandi ombre. Lì è nata la tua voce/ il gusto dei tuoi solinghi pentimenti".
(02 settembre 2010)
http://torino.repubblica.it/cronaca/2010/09/02/news/divenuto_famoso_grazie_a_una_foto_adesso_rischia_di_essere_abbattuto-6694809/
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