Biblioteche aperte: l’esempio spagnolo. La movida della cultura Giacomo Cardaci Corriere della Sera – Milano 7/9/2010
Gli studenti universitari, ora più che mai sono alle prese con la preparazione degli esami. Lo sanno bene i bibliotecari delle grandi metropoli europee, compresi quelli dell'Universidad de Malaga: aperta ventidue ore al giorno. Il sito del Comune di Milano vanta un'anagrafe di decine di biblioteche, oltre che duecento «centri di documentazione» - si va dagli archivi di libri di numismatica a quelli sulla cultura protestante - accomunati tutti dagli orari di apertura, simili a quelli di una bottega alimentare degli anni 50. Alle otto di sera, le serrande scendono a terra, persino quelle delle nostre università. E così gli studenti-lavoratori, i tesisti occupati dalle lezioni pomeridiane, i tanti studenti fuori sede costretti a condividere la camera con un coinquiino che di notte preferirebbe dormire senza la lampada della scrivania accesa, invidiano le possibilità dei colleghi spagnoli: non solo la movida notturna dei pub, ma anche quella delle biblioteche pubbliche. Milano desidera essere, non solo geograficamente, il cuore dell’Europa: nonostante gli acciacchi, questo cuore continua a pulsare un'economia florida e fantasiosa. La sua vocazione all'internazionalità seduce i giovani stranieri, che qui trovano centri di eccellenza nel campo della moda, del design, nelle accademie d'arte e in molto altro. Sia per loro che per gli studenti indigeni, tuttavia, i luoghi della cultura spengono le luci troppo presto. Finalmente l'ex «biblioteca fantasma» di via Valvassori Peroni, la cui costruzione ci è costata sette anni di attesa, ha preso corpo: ma alcuni cittadini sembrano più smaniosi di litigare sull'illustre personaggio cui dedicarla, che di potenziarne gli orari di apertura anche alla domenica, o almeno dopo cena. Eppure gli studenti più talentuosi, in periodi convulsi come questo, non distinguono il giovedì dalla domenica: stanno sui banchi nottetempo. Agevolare i loro ritmi è un investimento a rischio zero che metterebbe Mllano al passo con città come Londra (dove i sindacati degli studenti hanno minacciato una rivolta quando è stata ventilata la possibilità di ridurre gli orari della biblioteca di LSE, che durante i summer term, la sessione d'esame estiva, non chiude mal, nemmeno per un minuto): in tempi di crisi, forse, si potrebbe pensare di «fondere» le biblioteche attigue più piccole, in modo da concentrare gli archivi e sfruttare al meglio le risorse economiche. La biblioteca non è soltanto un granaio che profuma di carta, una cattedrale di libri dove i giovani fortificano la loro mente con la cultura che li sosterrà nel lavoro e nei momenti difficili. Ma è anche, e soprattutto, questo: un palazzo dove studiare, e quindi crescere, insieme agli amici. Come tale, le porte dovrebbero rimanere sempre spalancate.
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