LUCCA. Duecentomila euro finiti nel nulla BARBARA ANTONI ARIANNA BOTTARI GIOVEDÌ, 09 SETTEMBRE 2010 IL TIRRENO - Lucca
Fu la spesa per gli scavi delle fattorie romane, ma il parco non è stato ultimato La strada per accedere ai ritrovamenti è in degrado
Tredici anni di scavi (dal 1987 a 2000) per far riaffiorare - a Fossanera, tra Lucca e Capannori - il maggior insediamento agricolo romano della Toscana da Grosseto in su. E duecentomila euro spesi, per realizzare la strada di accesso al “parco archeologico delle cento fattorie romane” con relativa segnaletica. Ma quando era lì per decollare, il parco è caduto nel nulla. Oggi, rimangono solo i cartelloni coperte di erbacce, mentre la strada per arrivare al parco è piena di buche: impossibile percorrerla con un’auto normale, ci vuole semmai un fuoristrada. Storia di un progetto finito male, per il quale erano stati stanziati 333mila euro, così ripartiti: 200mila dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena, 50mila dalla Provincia, 65mila dal Comune di Porcari e 18mila da quello di Capannori (così annunciava la Provincia in un comunicato datato 31 ottobre 2005). «I finanziamenti dovevano essere erogati in tre anni - rammenta il professor Michelangelo Zecchini, direttore degli scavi -, dal 2005 al 2007. Arrivarono nei primi due anni i 200mila euro della Fondazione Mps, poi ci fu il black-out, i rubinetti si chiusero. La motivazione ufficiale fu che la mancanza di una firma su un documento aveva reso impossibile proseguire nell’erogazione dei fondi». E tutto si fermò lì. Fine della processione di autobus che portavano le scolaresche di tutta Italia a visitare le tre fattorie romane fatte riaffiorare (con tanto di palmenti per il vino e presse per l’olio, reperti unici, commenta l’archeologo, mai scoperti fino ad allora, che davano finalmente il senso di come i romani praticavano l’agricoltura), fine dell’andirivieni di studiosi da tutto il mondo ad ammirare quei ritrovamenti e a dare il loro contributo per valorizzarli. La triste storia si incrocia con un’altra, continua il professor Zecchini. In quel periodo infatti venivano eseguiti sbancamenti nell’area del Frizzone, dove sarebbe stato realizzato l’attuale casello autostradale di Capannori. «Ci trovammo davanti a un ritrovamento senza uguali - ricorda l’archeologo -: un tempio ligneo romano, dedicato a Dioniso, ancora intatto nonostante gli oltre 2.100 anni di età. E una quantità enorme di anfore e altre suppellettili dell’epoca. I lavori venivano svolti dalla Società Autostrade, che insieme alla Provincia decise di realizzare, in prossimità del casello, un museo sotterraneo dove accogliere tutti questi reperti, compreso il tempio nella sua interezza». Anche in questo caso il lavoro fu realizzato. Il museo-bunker esiste, aggiunge l’archeologo, «lo costruì la Società Autostrade». Si trova a fianco del casello, ma non ci sono segnali ad indicarlo. È tristemente vuoto: i suoi 240 metri quadrati di superficie non hanno mai accolto anfore né altre suppellettili romane. «Forse ad entrarci ora - commenta il professor Zecchini -, ci potremmo trovare qualche pozza d’acqua». Lo studioso è amareggiato. «Nessuno ha mai più parlato né del parco né del museo. È tutto caduto nel dimenticatoio. E un po’ me ne sento responsabile, perché forse non ho mai insistito a sufficienza perché il progetto venisse ripreso e completato». |