Resca, il Marchionne dei musei Sabina Rodi Italia Oggi 10/9/2010
Boom di visite nei musei in agosto. E’ il primo effetto della cura Resca
Boom di visitatori. La nuova sfida è migliorare l'accoglienza
Quando Mario Resca è stato nominato consigliere per le politiche culturali del ministero dei Beni culturali, questo dirigente con vasta esperienza internazionale si beccò, tra capo e collo, una massiccia invettiva corale, sottoscritta da ottomila firmaioli, esponenti, a vario titolo, del mondo che Resca, nel suo nuovo incarico, avrebbe dovuto riorganizzare e motivare. Costoro (nella loro protesta, prontamente ingigantita da alcuni quotidiani che fanno sempre da regolare megafono a tutte le reazioni contro ogni tipo di innovazione) se la prendevano, in particolare, con l'ultima carica societaria e manageriale rivestita da Resta (quella di amministratore delegato di Mc Donald's Italia) e annunciavano quindi, perentoriamente e con sicurezza, l'arrivo dell'Unno che avrebbe percorso in skate i cinquecenteschi corridoi, bui, austeri e silenziosi del Collegio Romano, dove, appunto, ha sede il ministero. Alcuni di costoro erano, forse, in buona fede. Altri invece (ed erano la gran parte) temevano che il loro tran tran venisse sconvolto dalle regole dell'efficienza che si debbono applicare (con discernimento, certo) in tutti i settori dell'attività umana e, in particolare, in quelli che impiegano denaro pubblico che, contrariamente all'implicito convincimento di troppi, non è «il denaro di nessuno»», ma è invece «il denaro di tutti»». A un solo anno dalla sua nomina, l'attività di Resca (che alcuni hanno già definito, per questo, il Marchionne dei Beni culturali), e pur essendo, la sua cura, solo ai primi effetti, sta già dando grandi frutti che sono sintetizzati nei dati di frequenza dei musei italiani nel primo semestre di quest'anno che, di fronte alle continue flessioni degli anni precedenti, è cresciuta del 12%. In particolare, nei giorni di Ferragosto (sono, questi, i dati più recenti disponibili) l'aumento è stato del 24% con punte del +77% alla Galleria Sabauda di Torino e del 68% alla Pinacoteca di Brera, a Milano. Per avere la plastica evidenza del boom, basti ricordare che nel 2009 i visitatori erano calati del 2,3% rispetto l'anno precedente. Ma il nuovo punto di svolta del ciclone Resca sarà relativo alla politica dell'accoglienza nei musei. Una politica che punta sul sensibile miglioramento dell'accoglienza che, in termini di marketing, può essere riassunta negli slogan che «i musei non sono solo luoghi da frequentare, ma anche da vivere»» e che essi «non sono solo gli ambiti dove si vedono le opere d'arte ma anche dai quali si possono portare a casa tutti gli strumenti per capirle meglio e per riguastarsele a casa»». Scade infatti il 15 settembre (mercoledì prossimo) il termine ultimo per poter presentare le domande per partecipare alla gare al fine di ottenere, nei principali siti nazionali, la gestione dei servizi aggiuntivi (bar, ristoranti, librerie, oggetterie, biglietterie). Alcuni dei siti coinvolti in questa drastica azione di modernizzazione sono il Museo etrusco di Villa Giulia, l'Area archeologica di Pompei, gli Uffizi, il Colosseo. Le concessioni (e non solo quelle messe a gara adesso) sono scadute da anni e venivano periodicamente rinnovate con infinite proroghe. Resca ha predisposto i nuovi bandi e adesso questi servizi vanno all'asta perché Resca crede nella concorrenza e vuole invogliare altri imprenditori, oltre a quelli che da anni adagiati sulle loro rendite di posizione, a farsi avanti nel loro interesse e nell'interesse del paese. L'approccio manageriale e di marketing di Resca parte dalle constatazioni che l'Italia non dispone (né disporrà in futuro) di grandi multinazionali e che il suo turismo balneare è stato investito in pieno dalla concorrenza basata sui trasporti aerei low cost e sui soggiorni low cost nei paesi in via di sviluppo. La residua materia prima dell'Italia quindi è solo il turismo: una materia che non si può duplicare altrove a un costo più basso da parte di una manodopera sfruttata. Infatti se si vuol vedere San Pietro o Venezia bisogna venire in Italia, un paese che, dal punto di vista artistico gode, nei mondo, e meritatamente, della leadership assoluta che però, fino ad oggi, non è stata adeguatamente valorizzata. Bastano due dati per dimostrarlo. L'immenso patrimonio museale italiano è visitato da 93 milioni di persone l'anno. In Germania, che pure ha musei più modesti, i visitatori sono 125 milioni. Inoltre chi entra in un museo italiano, spende, oltre al biglietto, in media, tre euro. Nei musei europei invece la spesa media è di 18 euro. E partendo da questi dati che si tocca con mano l'enorme spazio di manovra che esiste a favore dell'Italia. Per questo Resta ha messo insieme, al Collegio Romano, ricorrendo a risorse interne, un gruppo di azione e sfondamento composto da 45 persone che sta rivoltando come un calzino il settore dei musei, togliendo da esso la polvere e l'arretramento che lo intristiva, motivando i dipendenti, migliorando l'offerta (molti musei chiudono alle 16 o alle 16,30, quando cioè arrivano i visitatori). Tutto ciò viene fatto per trovare le risorse aggiuntive che serviranno a meglio tutelare le opere e i musei o siti che le contengono e a motivare e a trattare meglio i dipendenti che, sarà un caso, hanno già cominciato, anche se non ancora tutti, a sorridere ai visitatori. Anche questo è marketing.
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