SICILIA - lettera aperta su Parco degli Iblei e sul Piano Paesaggistico. LA SICILIA Venerdì 10 Settembre 2010 Ragusa, pagina 26
L'autorevole intervento del prof. arch. Biagio Guccione, docente di architettura del Paesaggio, rianima il dibattito sul Parco degli Iblei e sul Piano Paesaggistico.
In una vera e propria lettera aperta, Guccione ricorda che nel mese di agosto il dibattito sul Piano paesaggistico si è infittito, e alcuni interventi lo hanno relegato a "distillato di nefandezze".
Guccione ribadisce però che non tutti la pensano così: "Confesso che mi sono indignato: mi sembrava che la gente del Ragusano avesse perso la sua intelligenza e la sua sensibilità. Comprendo i politici locali, che ovviamente non vogliono perdere la loro fetta di potere più rilevante che si concentra nella gestione urbanistica del territorio, e mi chiedevo, ma la società civile, gli intellettuali dove sono? Non fanno nulla? In fondo il Piano paesaggistico tenta di salvare il salvabile, bloccando non lo sviluppo ma lo sfascio che è sotto i nostri occhi. Non credo che sia necessario essere professori di Architettura del paesaggio per capire che l'espansione urbana di Punta Secca è un massacro "a norma". case su case, nessun parco o giardino degno di questo nome, parcheggi insufficienti, strade strette, nessun viale alberato, la distruzione della villa del Principe, per non parlare dei "mostri" di Punta di Mola, costruiti in riva al mare, un vero pugno nello stomaco. Sono episodi a tutti noti. Questo lo chiamano sviluppo".
Guccione che parla di massacro delle nostre coste e che ricorda anche l'erosione di Kamarina, sottolinea che invece da parte della società civile vi sono stati vari attestati di stima nei confronti del lavoro svolto dalla Soprintendenza. "Ho saputo di tante organizzazioni ed ordini professionali che hanno stilato documenti a favore, ho saputo anche che gli amministratori locali hanno boicottato il Piano Paesaggistico non andando alle riunioni di concertazione". Poi Guccione lancia una proposta. "I politici ragusani si dovrebbero riunire e lanciare una moratoria: per 10 anni non si costruisce più un nuovo metro cubo! Questo avrebbe un effetto benefico sul territorio, soprattutto sull'edilizia. Si venderebbe a poco a poco tutto l'invenduto (centinaia e centinaia di appartamenti), le nostre case varrebbero di più". M. B.
10/09/2010
|