CAMPANIA -Fabio Donato, il reporter della cultura RENATA CARAGLIANO DOMENICA, 12 SETTEMBRE 2010 LA REPUBBLICA - Napoli
«Sono un reporter della cultura». Così si definisce il fotografo napoletano Fabio Donato: in quattro decenni ha raccolto circa trecentomila scatti fotografici. La sua filosofia del lavoro trova conferma nella personale che gli dedica il Pan: "Fabio Donato viandante tra le arti - Napoli, un fotoreportage lungo 40 anni", a cura di Maria Savarese (vernissage mercoledì alle 18.30). Un progetto espositivo che prende tutto il primo piano del Palazzo delle arti di via dei Mille. «La storia del mio percorso - spiega Donato - e degli intrecci con la vita culturale di questa città». Intrecci raccontati in trecento foto in bianco e nero e a colori, di diverso formato. Un´incursione negli ambienti artistici di una Napoli crocevia di scambi culturali, dove è sempre ben riconoscibile il rapporto tra il "viaggiatore o viandante" e il soggetto rappresentato. Una galleria di personaggi di ieri e di oggi - arte, musica, teatro - presentati come «un elenco telefonico», organizzati in ordine alfabetico. Si parte dal ritratto dell´artista Marisa Albanese e si chiude con quello di Natalino Zullo. Molti volti noti e cari alla storia della città, insieme ad altri di cui si è persa memoria: una sala con dodici foto è dedicata a Luciano Cilio, l´amico musicista napoletano scomparso tragicamente. La bella foto assorta di Eduardo del 1976 ricorda la stessa intensità di un altro scatto celebre, quello di Picasso firmato Irving Penn. La scena al City Hall Café dell´incontro tra Andy Warhol e Joseph Beuys nel 1980, sotto la regia di Lucio Amelio, fa dire a Donato «c´ero anch´io». Tra i galleristi si riconoscono Morra e Trisorio, fianco a fianco con i jazzisti Dizzy Gillespie e Chet Baker. Tradizione e sperimentazione sono il filo conduttore di questa storia per immagini della città. Un mostra che si elegge a testimonial di una nuova rappresentazione di Napoli nel mondo e «un nucleo d´immagini che possa diventare itinerante e da esportare». Le fotografie scelte non sono volutamente ordinate cronologicamente, né rappresentano per intero il lavoro di Donato, ma risentono di una voluta caoticità. Perché, confessa l´artista, «in più di quarant´anni ho raccolto un enorme patrimonio di scatti che aspettano di essere organizzati. Al Pan ce ne è un piccolo assaggio. C´è bisogno di lavorare sul disordine per poi passare a mettere ordine. Il mio sogno? La Soprintendenza archivistica ha già vincolato questo materiale, ma manca la parte più importante: andrebbe catalogato e organizzato in una banca dati per la consultazione in rete e vorrei che questo progetto finalmente diventasse realtà».
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