FIRENZE - 'Non voglio solo rottamare ecco cinque idee per il Paese' MASSIMO VANNI La Repubblica, 15-09-10, pagina 2 sezione FIRENZE
«VENITE a Firenze a raccontare un' idea, una proposta per il Paese». Il sindaco di Firenze Matteo Renzi non torna indietro dalla sua richiesta di rinnovamento dei vertici. Anzi, davanti alle telecamere di Repubblica tv ribadisce che alla prima assemblea nazionale del Pd convocata per discutere delle candidature al parlamento, sarà lìa sventolare il documento del tutti-a-casa: «Chi ha già fatto tre legislature non può essere ricandidato». L' appuntamento del 5-6-7 novembre nel capoluogo toscano però «non sarà la Convention dei rottamatori». Dovrà essere l' occasione, sostiene, per mettere insieme le «nuove idee per il Paese, non per parlare male del Pd». Un incontro «sereno col sorriso sulle labbra». Ma niente guerriglia contro il segretario nazionale e lo stato maggiore del partito. Dopo la terapia d' urto, è il momento di convincere. E per la prima volta il sindaco di Firenze che appena due settimane fa ha scosso il Pd confessando di «sbadigliare» di fronte al Nuovo Ulivo di Bersani e chiedendo la «rottamazione senza incentivi» per i dirigenti, butta giù le linee di un nuovo programma. Cinque idee dalle quali «far ripartire il Pd». Anzitutto, l' ambiente e le regole d' utilizzo del territorio: «Siamo degli estremisti se diciamo che d' ora in poi si deve puntare sul recupero e costruire tenendo conto del risparmio energetico?» Poi le riforme: «Si dimezzino subito i parlamentari, da mille a cinquecento».
Il tema del lavoro: «La mia generazione non avrà la pensione, serve un nuovo Stato sociale?» Quindi i beni culturali: «Potremmo raccontare il nostro Paese in modo innovativo senza lasciarlo al grigio regime delle soprintendenze». Infine le infrastrutture: «Riformiamo la scuola e l' università in base al merito». Da qui si parte il 5 novembre, all' incontro che sarà presieduto dal consigliere regionale lombardo Pippo Civati: «Cinquesette minuti a testa, non di più», è la regola stabilita fin d' ora. L' ambizione dichiarata, un nuovo programma per un nuovo Pd. Niente a che fare con il malloppo di 280 pagine che Prodi si portava sottobraccio. Il nuovo programma deve però essere portato avanti da facce nuove. Perché è compito di un gruppo dirigente nuovo, sostiene Renzi, proporre un «patto civico» per combattere l' evasione: «Scaricare tutto, scaricare tutti. Un po' come in Francia dove l' evasione è un decimo dell' Italia». Un patto dunque per far emergere i pagamenti a nero visto che, «quando si chiede la fattura, si tratti del medico, il commercialista o dell' idraulico, il prezzo cresce». Un nuovo programma che pensi anche ai diritti di ognuno: «A Firenze abbiamo il registro delle Unioni civili: in 12 anni si sono iscritte 37 persone», dice Renzi. I registri sono inutili? «Non è questo, noi lo manteniamo. Il problema che nonè questa la risposta, il punto è il percorso educativo». Pezzo per pezzo, tessera per tessera, si tratta di costruire un nuovo mosaico dell' Italia: «Siamo un Paese sempre più piccolo in un mondo sempre più grande, o ci inventiamo una missione o siamo destinati all' impoverimento». D' altra parte, continua Renzi, Berlusconi ha fallito: «Solo Cicchitto e Gasparri credono che il governo abbia fatto quello che aveva promesso. Dove sono le due sole aliquote fiscali, le opere disegnate sulla lavagnetta di Vespa, il milione di posti di lavoro? Di frontea questo fallimento il Pd deve avere il coraggio di proporre idee forti». Ma in caso di elezioni, chi sarebbero gli alleati del Pd? E Bersani sarebbe il candidato premier? «Bersani ha una forte legittimazione, ma secondo me si dovrebbero rifare le primarie», dice Renzi. Quanto alle alleanze il sindaco si dice contrario «ad una accozzaglia che da Vendola e Ferrero arrivi a Fini passando per Casini». Del resto, continua, «con chi dovremmo allearci, con chi ha mandato a casa il governo Prodi?» Con Casini, che «ha avuto il coraggio di rompere con Berlusconi,è più facile che con Fini». Mentre con Di Pietro non si è fatto neppure il gruppo unico. Per Renzi non si deve starea discutere di alleanze e coalizioni: «Il problema non è con chi facciamo l' accordo, non voglio dire che non dobbiamo fare l' accordo con nessuno, la cosiddetta vocazione maggioritaria. La prima cosa da fareè però chiarirsi su cosa vogliamo fare, poi vediamo chi ci sta». E se ci sarà a breve la campagna elettorale, attenti: «Non deve essere fatta sul lodo Alfano, su Mills e sulle questioni giudiziarie ma sul fallimento del governo Berlusconi».
Il governatore Enrico Rossi torna però sul tutti-a-casa di Renzi. Marcando di nuovo le differenze: «Mi fa ricordare l' 8 settembre, mentre è il momento di avere un partitoe un governo. Ho già detto che la parola "rottamare" non si deve usare per le persone. Se però sulla politica siamo lontani, sulle cose amministrative siamo d' accordo io e Renzi. Magari un po' meno sulla Cittadella, basta andare a Castello per vedere che lì non c' entra altro».
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