BOLOGNA - Due viaggiatori anonimi, un tour di fine secolo narrato in duecento foto di grandi autori MICHELE SMARGIASSI GIOVEDÌ, 16 SETTEMBRE 2010 LA REPUBBLICA - Bologna
Forse i fotografi amarono tanto l´Egitto perché la fotografia è una Sfinge. Ci pone domande ma non ci rivela mai le risposte. Provate a interrogare l´album misterioso che da domani sarà il protagonista di una curiosa, affascinante mostra al Museo civico medievale (Memoires d´Egypte, fino al 7 novembre): non vi svelerà quasi nulla di sé. Ci ha già provato il curatore, Antonio Ferri, giornalista, appassionato di fotografia dell´Ottocento, fin da quando lo scovò (e lo acquistò a caro prezzo) da un antiquario modenese. L´album rispose laconico: mi confezionò nel 1895 un noto rilegatore veneziano, Vittorio De Toldo (firma e data sulla copertina), raccolgo duecento stampe fotografiche raccolte nel corso di un classico viaggio da Grand Tour lungo il Nilo. Raccolte da chi? Non si sa. C´è un monogramma elegante sulla copertina, "CR" sormontato da una corona nobiliare: un viaggiatore aristocratico o solo vanaglorioso? Chissà. Forse due viaggiatori, se l´ultima immagine dell´album è una firma: sarebbero quei due signori in abiti occidentali, uno giovane l´altro attempato (padre e figlio? Due amici? Maestro e discepolo?), in groppa ai cammelli davanti al più classico degli scenari egiziani, sfinge e piramidi. Ma qui l´album si ferma, muto come un oracolo muto. Parlano le immagini. Splendide come sapevano esserlo solo le "lente" fotografie di fine Ottocento, impresse su grandi lastre al collodio e stampate su carta albuminata. Molte sono firmate, loro sì: da fotografi illustri. Il francese Félix Bonfils, attivo a Beirut, imprenditore dell´immagine turistica del Vicino Oriente. Altri due meno noti ma eccellenti professionisti europei, Gabriel Lekegian e Andreas D. Reiser. E il nostro grande Antonio Beato, il fotografo di Luxor a cui la città dell´Alto Nilo ha dedicato una strada e presto (su progetto dei bolognesi dell´associazione Bolognamondo) il primo museo egiziano di Archeo-fotografia. Acquistate dei due anonimi viaggiatori ad ogni tappa del loro itinerario, disposte in sequenza da nord a sud per ricostruire le scoperte del tour, queste duecento immagini (cinquanta riprodotte in gigantografia) andrebbero sfogliate con ordine e lentezza per rivivere le emozioni di chi, evidentemente, a loro affidò la memoria di quell´esperienza. Monumenti avvolti dalla patina dei secoli ma anche scene di strada, modernità coloniale e archeologia, e naturalmente esotismo a fiumi, bellezze e "tipi", nell´assortito patchwork ideologico di idee immagini e stereotipi costruiti dall´Occidente sull´Oriente che Edward Said ha chiamato Orientalismo. Questo album ci dà l´occasione rara di vedere l´Orientalismo in azione, operativo, vivo. Non sappiamo chi lo volle mostrare così, ma attraverso i suoi occhi ritroviamo il colore di quell´idea astratta e immaginaria che i nostri nonni chiamavano Egitto.
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