MILANO - L´arte incontra la natura alle pendici del Resegone VIVIANA BIROLLI GIOVEDÌ, 16 SETTEMBRE 2010 LA REPUBBLICA - Milano
Così rinasce il paese più piccolo d´Italia Morterone, 38 abitanti, in provincia di Lecco, ospita un affascinante percorso all´aperto
Spuntano come funghi le sculture e le installazioni che orlano la vallata scoscesa di Monterone, ai piedi delle vette trasparenti del Resegone. Una stradina sale a snodi stretti da Lecco (ma si può arrivare anche da Bergamo) verso i mille metri di questo comune che, con i suoi 38 abitanti, è il più piccolo d´Italia. Il paesaggio è mozzafiato: il Resegone è a solo un´ora e mezzo di passo spedito, e la Val Taleggio dietro l´angolo. Qui domenica l´Associazione Culturale Amici di Monterone ha inaugurato "Arte Natura Poesia", nuova tappa di un progetto coltivato dagli anni ‘80: fare di questa valle una possibilità di dialogo tra l´arte e la natura, lontano dalla mondanità di molte città. «Troppa gente a Milano», dice una signora, e ha le sue buone ragioni. Come in casa, all´ingresso c´è la Porta, che sembra un dolmen ed è di Igino Legnaghi; lungo la strada, le opere spuntano dalla terra o si arrampicano sulla facciata delle case, tra le finestre e le tendine (Zuscanne, di Gianni Asdrubali, 2001). Il portico della chiesa, che ha le tinte pastello di David Tremlett (Disegno per le montagne), svela e nasconde un imponente meteorite di blocchi d´acciaio, caduto da chissà dove (Ricostruttivo di Nicola Carrino, 2010). Dentro, un imponente fiore in pietra liscia e nera : è l´altare, ed è di Rudi Wach, scultore che vive e lavora tra Milano e Innsbruck. Lui, come tutti gli altri artisti coinvolti, a Morterone c´è stato per davvero, e si è appassionato a questo "luogo delle radici". Le opere e i nomi sono tanti che verrebbe da pensare a un museo; ma il curatore Epicarmo Invernizzi, che a Morterone è nato e che qui giocava al pallone, non vuole sentire parlare di parco di sculture, e tanto meno di land-art. Le opere dei suoi artisti, che segue da tempo, interagiscono ma non si confondono con il paesaggio. «Qui, tutto è rimasto al suo posto», racconta: i fasci di legna, gli strumenti del lavoro, il silenzio. In centro, una manciata di case in pietra, i quadri di Bruno Querci – austeri nel loro bianco e nero - sembrano finestre storte, e il neon luminoso ( piquant neonly n. 8 1=10°, 2008) di François Morellet, maestro della minimal art degli anni Sessanta che sarà l´anno prossimo al Beaubourg, si srotola come un serpente sul muro. I giganteschi Tondi di Mauro Staccioli, che negli anni Settanta furoreggiava già alla Biennale, da lontano sembrano cerchi del tiro a segno, e l´installazione in plexiglass (Ricostruzione!?) di Francesco Candeloro, il più giovane della partita, fa eco al Resegone dai massi di un rudere. Il tempo non nasconde certo il suo passaggio: come dice Niele Toroni, «Il tempo passa, Morterone resta», e la sua clessidra di segni-pittura (Clessidra, impronte di pennello n. 50 a intervalli di 30 cm, 2010) resterà, chissà per quanto, a ricordarcelo. Sul filo degli anni le opere sono arrivate qui alla spicciolata, e molte sono rimaste : le colonne (Cacogoniometrica 1964-88), storte e senza tetto, di Gianni Colombo – esponente storico dell´arte cinetica e programmata degli anni Sessanta - sono qui dal 1988. Ma la storia di Morterone non si ferma, e presto nuove creazioni, tra cui La porta si invola di Morellet, arricchiranno questo progetto, sorprendentemente moderno.
|