Il crocifisso più antico d'Abruzzo nell'arcivescovado di Teramo Il Centro, 9-9-2010
È un'opera lignea del 1300. Domenica sera sarà esposta in cattedrale durante una messa solenne
TERAMO. Il Cristo Crocifisso (Christus Patiens) di Teramo, capolavoro assoluto della scultura lignea di fine Trecento, torna domenica sera in cattedrale. In occasione della messa vespertina delle 19, presente il vescovo, monsignor Michele Seccia, il Cristo verrà ricollocato nella navata sinistra del duomo, dove i teramani erano abituati a vederlo da sempre.
Ma stavolta stenteranno a riconoscerlo.
Il corpo teso e molto definito, i segni inferti dal flagello, il sangue grondante dalle ferite aperte del viso e del costato, il panneggio intorno ai fianchi: tutto è diverso e più forte rispetto all’opera familiare a tante generazioni teramane.
Un attento restauro filologico, effettuato nei mesi scorsi a Roma, ha riportato infatti l’opera alla versione originaria, togliendo ben sei strati sovrapposti di gesso, che avevano appiattito la scultura, annullandone la forte drammaticità e l’intenso naturalismo, ora finalmente riemersi.
Un risultato che, secondo gli esperti, decreta la rilettura del Christus Patiens come opera importantissima sotto l’aspetto storico-artistico, e non solo dal punto di vista devozionale.
L’operazione inizia nel 1997, quando l’allora presidente del Rotary Club di Teramo, Goffredo Magnanimi, e la storica dell’arte Raffaella Morselli, membro del sodalizio, pensano che il modo migliore per festeggiare il mezzo secolo della sezione teramana del club sia il finanziamento di un restauro importante.
La scelta cade sul Cristo Crocifisso della cattedrale.
Il progetto subisce diverse battute d’arresto, per varie vicissitudini burocratiche, legate anche al terremoto.
Ma infine, nel gennaio 2010, la scultura va a Roma, nei laboratori della Cbc (Cooperativa conservazione beni culturali), nelle mani sapienti di restauratrici bravissime, specializzate nel prestigioso istituto Opificio delle pietre dure.
Un lavoro di certosina pazienza, fatto di impacchi e bisturi, asporta i sei strati di dipintura, facendo emergere l’opera originale, nelle forme e nei colori.
L’operazione di restauro, interamente finanziata dal Rotary e costata oltre 12mila euro, è durata 6 mesi.
Con la cerimonia di domenica il Cristo Crocifisso torna dunque con la patente di capolavoro in cattedrale, dove si aggiunge agli altri due gioielli del tempio, entrambi della prima metà del Quattrocento: il Paliotto d’argento di Nicola da Guardiagrele (eseguito su ordinazione di Giosia d’Acquaviva), che impreziosisce l’altare maggiore, e il Polittico del pittore veneziano Jacobello del Fiore, posto nella cappella barocca dedicata a San Berardo, vescovo e patrono della città.
http://ilcentro.gelocal.it/teramo/cronaca/2010/09/09/news/il-crocifisso-piu-antico-d-abruzzo-nell-arcivescovado-di-teramo-2339254
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