Firenze. Palazzo Vecchio ai raggi X Federica Sanna Corriere Fiorentino 16/9/2010
Porte, scale e passaggi segreti s velati da una ricerca. Fatta tutta di notte
Quasi sette secoli di storia nascosti dentro Palazzo Vecchio. Un passato che non si vede a occhio nudo, ma i suoi segni sono intatti dietro intonaci e murature. Porte e finestre dimenticate. O sconosciute. Scale costruite e poi buttate giù, terrazze in legno e passaggi proibiti. Segreti svelati attraverso le più moderne tecnologie, che ora riaffiorano nel documentario Secret of Florence firmato National Geographic, il primo di una serie in esclusiva (e già su Youtube), grazie all'accordo firmato con l'amministrazione Renzi, Era il 2000 quando sono cominciati gli studi dell'architettura di Palazzo Vecchio, promossi da Loel Guinness, all'interno della ricerca della Battaglia di Anghiari di Leonardo che potrebbe celarsi dietro una parete del Salone dei Cinquecento. «Non è una caccia al tesoro - dice l'ingegnere Maurizio Seracini, direttore della ricerca - ma piuttosto sono un insieme di lavori interdisciplinari che ci hanno portato alla riscoperta di molti aspetti della storia architettonica di Palazzo Vecchio», Una delle innovazioni tecnologiche, a servizio dei beni culturali, è la termografia. Fu introdotta nel 1975 proprio nella ricerca del quadro scomparso di Leonardo. Funziona profanamene così: un rilevatore a infrarossi percepisce e converte le radiazioni termiche delle muratura, partendo dal principio che il calore varia a seconda dei materiali che compongono la muratura. Per questo le ricerche di solito avvengono di notte, quando le pareti rilasciano il calore all'ambiente. Sembra incredibile vedere come si definiscono delle «radiografie» dell'esistente, facendo apparire tutto quello che si nasconde dietro una parete intonacata, Dettagli che aiutano a ricostruire la storia e a capirla. Così si scopre che nel cortile della Dogana, nella parete est, non esistono soltanto tre porte. Dietro il muro ce ne sono una quarta con cornice in pietra, e una quinta tamponata con dei mattoni, Dal termogramma si riesce a vedere anche il calore emesso dai cavi elettrici in funzione. C'è anche una striscia nera, che identifica una sottotraccia realizzata per inserire delle canalette. La prima «versione» di Palazzo Vecchio risale al Trecento, A distanza di due secoli e mezzo Cosimo I de' Medici incaricò Vasari di allargare il palazzo. Ma esiste ancora la prima impronta medievale? Il cortile di Michelozzo, nella parete sud, ne conserva un incredibile esempio. Dalla «termografia» si vedono ben nove finestre murate, su tre piani diversi, con stili tipici di inizio 300. «Una pagina di storia di Palazzo Vecchio. Chissà quanto potremmo riuscire a scoprire indagando termograficamente le facciate dei palazzi del centro storico.,.», immagina Seracini, Sempre nel Cortile di Michelozzo c'è anche un altro segno del Vasari, Nella parete dove oggi si accede alle rampe di scale per il Salone dei Cinquecento, un tempo la porta contornata di marmo rosa era dove si trova la nicchia. All'inizio del 500 da lì partivano due rampe di scale. Il Vasari le fece buttare giù per creare l'assetto attuale con le sei rampe, che sbucano al centro del Salone dei Cinquecento. Nella Sala de' Dugento, dietro la parete del lato riservato al pubblico, si nascondono, invece, tre grandi finestroni, identici a quelli che si affacciano su piazza Signoria. A volte le nuove tecnologie sono riuscite a sciogliere anche le questioni che sembravano irrisolvibili. Come nel caso della Sala delle Udienze. La parete est con gli affreschi del Salviati è piena di lesioni; sotto di essa era stata posta una trave di legno che ha reagito a sollecitazioni, Come era possibile? «Il termogramma mostra come si nascondano in realtà delle catene di ferro, agganciate all'estradosso di un grande arco di scarico, fatto in mattoni», Alcune lesioni sono nere, altre bianche: «Dalla distribuzione termica di queste lesioni si è compreso come quelle pi fredde non attraversavano la parete, mentre le seconde, pi calde, erano da ritenersi passanti in quanto lasciavano filtrare il calore dalla Sala dei Gigli retrostante». E ai tempi del palazzo di Arnolfo di Cambio, come facevano ad andare negli appartamenti superiori? «Nell'attuale cortile di Michelozzo conclude c'era una scala di legno che permetteva di accedere alla Sala dei Gigli tramite un grande portale che abbiamo ritrovato sotto l'intonaco decorato della Sala».
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