Palazzo Barberini. L’Arte Antica tra gossip e voracità Renato Nicolini Manifesto 17/9/2010
Palazzo Barberini da oggi è sede, in ogni sua parte, espugnati dopo lungo assedio i locali del Circolo Ufficiali, della Galleria d'Arte Antica di Roma. Come non esserne contenti? Purtroppo la festa è sciupata da alcune grossolane sciatterie. Il visitatore sobbalza scoprendo La Fornarina di Raffaello fuori contesto, nella Sala barocca di Pietro da Cortona, su sfondo nero come se ne dovesse celebrare il funerale. La ragione di questa scelta la spiega da par suo Mario Resca, l'uomo che guida in Italia l'incontro tra cultura aziendale e Musei. «La Fornarina sarà l'icona del Museo”, seppellendo così, forse a sua insaputa, (l'icona è autosufficiente) un secolo di riflessioni tra opera d'arte e territorio da Cesare Brandi a Giulio Carlo Argan... Date le multiformi caratteristiche architettoniche (Bernini e Borromini) e storiche (un papa come Urbano VIII) del Palazzo, forse si sarebbe dovuta fare la scelta opposta alla riduzione ad uno. Nella cartella stampa una lunga nota del Ministero ci informa che la Fornarina è stata l'amante di Raffaello, ne parlava anche quel noto pettegolo del Vasari. Resca ha annunciato un concorso per i «giovani sceneggiatori italiani», che sarà vinto da chi narrerà nel modo più accattivante questa storia d'amore. Non ci è stato detto se la narrazione verrà pubblicata su Chi col titolo: «da figlia di fornaio a prima velina della storia». Qualche perplessità (minore) nasce dalla scelta di rifare il pavimento uguale a quello che c'era in precedenza (1840), ma senza riutilizzarne nessun elemento. Ci consoliamo con lo splendido tessuto che da oggi ricopre la Sala (frutto di un lavoro artigiano documentato da un bel video di Pappi Corsicato) e gli accorti giochi di luce barocchi studiati dall'architetto Caputo (sento il bisogno di complimentarmi) per valorizzarla, ma le sofferenze ricominciano entrando nelle sale del Museo finalmente strappate al Circolo Ufficiali. Sul soffitto della sala 18 campeggia l'affresco di Giuseppe Chiari che raffigura il Carro del Sole; il tono giallo dell'affresco è trasportato pari pari sulle pareti, come sfondo dei quadri esposti, che purtroppo ne risultano falsati visivamente. Al Ministero evidentemente si ignora, in tempi di integralismo verace e vorace, il principio della complementarità. Nella sala 19 domina il grigio, ingrigendo tutto. Peggio va alle sale dedicate a Caravaggio ed ai Caravaggeschi. L'affresco di Baldassarre Croce dedicato al Carro della Luna e del Sole non lo presenta in doti tali da spiegare la scelta di quello strano tono di rosso per le pareti della sala 20 (nonché per le sale 21 e 22 prive di affreschi sul soffitto). Forse per la cultura degli sceneggiati televisivi Caravaggio è inseparabile dal rosso del sangue e dei roghi... C’è poi l'altro dettaglio di certe didascalie dove è scritto grande magari Raffaello Sanzio e piccolo «attribuito». Durante la conferenza stampa di Federica Gallone, Rossella Vodret, Mario Lolli Ghetti, Mario Resca e Sandro Bondi si aveva la netta impressione di una riduzione di ruolo e di prestigio del personale tecnico scientifico. Ben altre cose avrebbe potuto raccontare chi ha combattuto tutte le battaglie di una lotta che è stata complessa e che ha visto belle intelligenze al lavoro. Palazzo Barberini sorge in una posizione strategica, potrebbe essere la chiave per una rilettura di Roma basata sull'intreccio tra musei e vita quotidiana, tra miti e tradizioni della città, sullo scontro tra immaginazione e potere... Invece, ecco Sandro Bondi, che tra una pensata e l'altra, trova il tempo per essere presente ed aprire bocca. Questo straniero in patria vuole «fare come all'estero», rendere «autonomi» (dal punto di vista finanziario, a giudicare dalla scarsa reattività che ormai regna tra i tecnici) i Musei. Ed ecco pregiudizialmente chiusa la porta all'unica cosa che potrebbe salvare le città d'arte dal diventare gusci vuoti per turisti, la relazione attraverso le Sopraintendenze con la città. Bondi parla di «grande Brera», di «grande Pompei», cita il numero dei visitatori del Colosseo e gli occhi gli brillano come Paperon de' Paperoni quando conta i suoi denari. Annuncia l'avvento degli sponsor, intanto il Ministero si taglia le risorse.
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