BIENNALE CINEMA «Bondi sceglie la giuria? Suicidio per la Mostra»
Le reazioni alle critiche del governo, Orfini: «Superato ogni limite d’impudenza». L’imbarazzo di Mazzacurati La difesa del sottosegretario Giro: «Giudizi fondati»
Durante le due settimane di kermesse ne era caduta, di pioggia. Ma questo è un vero e proprio uragano. «Bondi vuole scegliere la giuria del prossimo festival? Per la Mostra sarà un suicidio». A parlare è Giuliano Da Empoli, membro del cda della Biennale di Venezia. «Per che ragione poi? - si domanda Da Empoli — Per far vincere qualche film italiano in più? È assurdo, ne andrebbe della credibilità della manifestazione, che per buona parte deve il suo riconoscimento internazionale all’autorevolezza del direttore Marco Müller, ma anche alla totale autonomia in cui si muove, giustamente, dalla politica. Con una scelta di questo indirizzo, la Mostra diventerebbe invece soltanto una vetrina locale. E allora addio competitività internazionale. Vorrei proprio vedere, a quel punto, chi parteciperebbe. Forse nessuno. Nemmeno quegli italiani che il ministro vorrebbe tanto far vincere». Sdegno e incredulità. Accuse e richieste di spiegazioni.
Dopo le dichiarazioni rilasciate dal ministro della Cultura Sandro Bondi nell’intervista a Panorama, in cui aveva detto, tra l’altro: «Ferma restando l’autonomia della Fondazione Biennale, siccome i finanziamenti sono dello Stato, d’ora in avanti intendo mettere becco anche in queste scelte, a nome del popolo che il governo rappresenta». Mentre arrivano due rigorosi no comment da Müller e da Paolo Baratta, presidente della Biennale Venezia, il mondo della politica e del cinema invece reagisce come un fiume in piena che travalica gli argini. «La polemica post Mostra c’è ogni anno, ma non aveva mai raggiunto questo livello—continua Da Empoli— Müller è il nostro migliore intellettuale di cinema del momento. E su questo non c’è alcun dubbio. Questa non è che la riedizione caricata della solita litania di fine Festival. Il ministro però, prima di voler nominare i giurati, farebbe bene a venirci, alla Mostra». Ha il tono imbarazzato, al telefono, Carlo Mazzacurati. Si parla di cinema italiano e lui ne è uno degli esempi principe. «Meno si parla di quell’idiozia lì, meglio è - dice amareggiato - parliamo di un argomento più edificante».
Non risparmia le critiche nemmeno Luca Guadagnino, il regista di «Io sono l’amore», quest’anno in giuria: «Bondi esprime un’idea autoritaria e goffa di che cosa significhi per questo governo la cultura oggi - ha sottolineato il regista - anche Cannes è in parte finanziato dallo Stato come la Biennale, ma è un esempio di totale indipendenza dalla politica. Anche i tre main sponsor, secondo Bondi dovranno dire la loro sulla giuria?». Soltanto strascichi da red carpet? Ma a l termine della 67esima Mostra del cinema, che quest’anno ha raggiunto un +13% di biglietti venduti (e un +7,5% di accrediti) e che costa allo Stato 7milioni di euro, sui 12 totali di budget (che vedono in crescita l’autofinanziamento, oltre il 36%), le polemiche questa volta sembrano essere scivolate in qualcosa di più. «Bondi ormai ha superato ogni limite d’impudenza—commenta il responsabile cultura del Pd, Matteo Orfini — prima accetta senza combattere i tagli imposti da Tremonti, poi presenta un ddl sul cinema che stronca la filiera industriale e aumenta il controllo politico su scelte che dovrebbero essere artistiche, oggi annuncia di voler normalizzare il festival di Venezia. Ci chiediamo perché non scelga di fare direttamente il giurato, o magari addirittura il regista, cogliendo così l’occasione di dimettersi, lasciando il ministero in mani migliori».
E a Roma si alzano le barricate: «Quella sollevata contro il ministro Bondi è una polemica senza senso — fa sapere Francesco Giro, sottosegretario ai beni culturali — se da un lato viene espresso dal ministro un giudizio assai duro, ma assolutamente fondato sulla scarsa qualità del cinema italiano d’oggi, dall’altro viene semplicemente espressa la volontà di seguire con maggiore attenzione del passato le scelte del direttore della Mostra, ferma restando, però, l’autonomia della fondazione Biennale». Autonomia sulla quale, però, pesa come un macigno il silenzio. Quel «non so» finale, dell’intervista a Panorama, che non mette tutte le carte in tavola sul futuro del ruolo di Müller stesso, a scadenza del mandato a fine 2011. Alice D’Este http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cultura_e_tempolibero/2010/18-settembre-2010/bondi-sceglie-giuria-suicidio-la-mostra--1703785444210_print.html
|