Moschea a Firenze Tomaso Montanari Corriere Fiorentino, 19-9-2010
Come vogliamo il futuro della nostra città? Come sarà la Firenze del 2030 o del 2050? Io immagino che ci sarà anche una Grande Moschea (oltre a molte più piccole), simbolo di una comunità islamica profondamente integrata nel tessuto civile fiorentino. La immagino in pieno centro: magari al posto delle Poste di Via Pietrapiana (un’idea, geniale, di Fabio Picchi). La immagino bella architettonicamente, e aperta a tutti i fiorentini, con tanto di ristoranti, sale da the e hammam: un po’ come la Grande Moschea di Parigi, piantata nel cuore del Quartiere Latino dal 1926. Ma siamo ancora molto lontani da quel traguardo. A bloccarci, tuttavia, non non è il diffuso giudizio negativo sul progetto scolastico e fuori dal tempo presentato dalla comunità islamica: si tratta solo di una prima idea, per di più realizzata senza conoscerne la destinazione. Ciò che davvero ci frena è la nostra ipocrisia, cioè l’incapacità di mettere in pratica i valori costituzionali e morali in cui diciamo di credere: e a questo limite di tutto l’Occidente si somma il patetico provincialismo culturale della ‘Firenzina’, pronta a trincerarsi dietro il: «non c’è spazio, ci spiace». Ma se il potere civile non sa trovare quello spazio, perché non potrebbe provarci la comunità cristiana? Donare ai fratelli musulmani una delle non poche chiese in disuso comprese nella cerchia dei viali avrebbe un enorme valore simbolico. Sarebbe un gesto gratuito e unilaterale: non un gesto di tolleranza, ma un gesto di amore. Vorrebbe dire: «benvenuti nel cuore della nostra città, viviamo in pace», e sarebbe un segno potente per tutto l’Occidente. Ma vorrebbe anche dire che siamo capaci di trasformare il nostro passato nel nostro futuro, e che le vecchie pietre di Firenze non sono buone solo per il marketing del turismo, ma servono ancora a costruire una comunità civile.
Tomaso Montanari
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