FIRENZE - Quelle cene nel salone de´ Cinquecento. ERNESTO FERRARA GIOVEDÌ, 23 SETTEMBRE 2010 LA REPUBBLICA Firenze
Dai petrolieri ai matrimoni: è polemica sull´uso del cuore del Comune Quindicimila euro, per ogni evento, nelle casse pubbliche Un´interrogazione su costi e autorizzazioni Vi organizzano cene ricchi petrolieri e umili commercianti, concerti di musica persiana, cerimonie natalizie di beneficenza; nei mesi scorsi vi si celebrò uno dei matrimoni più fastosi che la Firenze moderna abbia visto, quello di una coppia di miliardari olandese; infine ieri mattina i vigili urbani si sono riuniti in seminario sulle regole del nuovo codice della strada. Sarà un polo congressuale? Un versatile auditorium? È il Salone dei Cinquecento, il «sancta sanctorum» di Palazzo Vecchio, il tempio della magnificenza vasariana e della misteriosa Battaglia di Anghiari. Si dirà: per una sala dove restaurare un affresco costa qualcosa come mille euro al metro quadro almeno il Comune, dall´affitto, guadagna centinaia di migliaia di euro l´anno. Potrà non chiedere denari ai vigili urbani, che non hanno spazi così grandi a disposizione per assemblee e sono pur sempre parte integrante dell´amministrazione comunale: ma uno immagina che per l´affitto di quella maestosa sala, almeno a clienti come i facoltosi petrolieri che martedì sera l´hanno invasa con tavoli foderati di bianco, la macchina comunale chieda cifre stratosferiche. Invece no: per un evento in uno degli spazi più belli di Firenze si spendono 15 mila euro in tutto. Comprensivi di affitto degli spazi, assicurazione per eventuali danni e contributo per la chiusura del museo, dal momento che il Salone di Vasari fa parte dei percorsi museali e in caso di eventi viene chiuso al pubblico dei turisti. Chi lo prende dunque, dà al Comune 3mila euro, equivalenti a 500 biglietti di ingresso. Tanto o poco? E soprattutto, giusto o sbagliato concedere una sala del genere per rendez vous privati, slegati dalle necessità istituzionali e non sempre promossi da soggetti di alto profilo? La storia e l´arte sono fatte per essere fruite, vissute, godute e del resto anche ai tempi dei Medici il Salone dei Cinquecento ospitava feste: ma ha un senso concederlo solo sulla base di un listino prezzi e almeno 3-4 volte al mese, dunque decine nel giro di un anno, incassando comunque meno di 100 mila euro l´anno? E´ uno dei dilemmi tornati d´attualità in queste ore in Palazzo Vecchio. Proprio dopo quello che il battagliero consigliere del Gruppo Spini, Tommaso Grassi, ha denunciato come uno «scandalo», cioè l´evento della Society of Petroleum Engineers di martedì che ha visto nel Cortile di Michelozzo (con l´aperitivo) e nel Salone dei Cinquecento (con la fastosa cena di gala) i due momenti clou. Nulla da eccepire sull´affitto: «Ma perché chiudere le porte di Palazzo Vecchio per oltre un´ora solo per evitare che i cittadini intrusi scomodassero i petrolieri? La casa dei fiorentini non si chiude per nessuno», ha tuonato Grassi. Ma Palazzo Vecchio non ci sta: da una parte precisa che mai le porte sono state chiuse ma solo «socchiuse» per permettere ai vigili urbani di fare una specie di filtro degli ingressi. Dall´altra respinge le critiche per un evento come quello dei petrolieri, che per la prima volta ha lasciato gli States portando in città 6 mila ricchi manager di tutto il mondo innescando un indotto economico da non sottovalutare. E però qualcosa che non va c´è anche secondo il sindaco Matteo Renzi - che tra venti giorni proprio nel Salone dei Cinquecento parteciperà al Ballo del Giglio con Carolina di Monaco - e l´assessore alla cultura Giuliano Da Empoli. Da qualche mese i costi del Salone sono aumentati da 5 mila (che sarebbe il costo secco dello spazio) a 15 mila euro (ora si fa pagare anche l´assicurazione e i biglietti), ma non basta ancora: «Pochi eventi e altamente qualificati d´ora in poi: non si può concedere il Salone di Vasari a chiunque paghi, vanno bene le cerimonie istituzionali e quelle di alto spessore ma non sempre le cene lo sono», dice Da Empoli precisando che il regolamento per l´uso degli spazi comunali ora sarà rivoltato come un calzino, lasciando le decisioni finali sugli utilizzatori del Salone ad un organismo che sia anche un «filtro». «Quella sala può costare 20 mila euro solo di giorno, 40 mila se è utilizzata anche di sera, proprio come avviene nelle sale da festa dei palazzi privati» ritiene l´assessore.
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