L’Unesco chiama, Napoli non risponde MARCELLO MOTTOLA Agenzia Radicale, 22-9-2010
“Un altro schiaffo alla città”. Con questo slogan il Comitato Civico Santa Maria Portosalvo ed il Movimento V.A.N.T.O. (Valorizzazione Autentica Napoletanità a Tutela dell’Orgoglio) hanno indetto per venerdì 24 Settembre 2010 alle ore 10 un sit-in all’ingresso di Palazzo San Giacomo per chiedere all’Amministrazione Comunale ed alla Giunta Iervolino la definitiva emanazione del Piano di Gestione per la Città di Napoli.
Il centro storico di Napoli sta rischiando di perdere il riconoscimento Unesco di “Sito Patrimonio dell’Umanità”, un riconoscimento che gli è stato attribuito nel lontano 1995 quando l’allora Ministero dei Beni Culturali promosse la candidatura del centro storico partenopeo con lo scopo di favorirne la tutela, il recupero e la valorizzazione.
“La gestione dell’area si è rivelata più complessa del previsto - rileva Marco Molino, giornalista free-lance e collaboratore de il Sole 24 Ore -, al problema del degrado diffuso, dell’incuria, della decennale chiusura al pubblico di inestimabili beni artistici si è aggiunta la difficoltà di coordinamento tra i diversi soggetti preposti alla loro salvaguardia”.
Una gestione che doveva essere garantita dall’elaborazione da parte del Comune del “Piano di Gestione”. Infatti, ciascuna richiesta d’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale deve essere accompagnata da un documento, il Piano di Gestione appunto, in cui è descritto in che modo s’intende tutelare e valorizzare il sito prossimo a divenire patrimonio mondiale.
Obiettivo primario del Piano di Gestione è quello di assicurare un’efficace protezione del bene, per garantirne la trasmissione alle future generazioni, ma anche di far si che vengano elaborati tutti i sistemi ed i servizi correlati alla fruizione di quel patrimonio culturale (sicurezza, pulizia, accoglienza, esercizi pubblici, alberghi). In ambito nazionale, la legge 20 febbraio 2006 n. 77 “Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani d’interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella lista del patrimonio mondiale, posti sotto la tutela dell’UNESCO” introduce, come un dovere, la redazione dei Piani di Gestione per i siti italiani già iscritti nella Lista.
Molte città italiane hanno già elaborato questo documento come - ad esempio - la città di Firenze, dove la giunta comunale l’ha prima redatto e poi approvato, nel lontano marzo 2006. “Purtroppo Napoli segna un cronico ritardo nell'elaborazione del Piano di Gestione, a differenza delle altre città d'arte italiane - afferma il presidente del Comitato Portosalvo Antonio Pariante -, dal 1995 ad oggi nessuna giunta napoletana si è fatta carico di ottemperare a questo dovere, creando di fatto un caso Napoli, e ora l’UNESCO ha deciso di fronteggiare Il Comune fissando un ultimatum al 28 febbraio 2011”.
Una decisione senza precedenti. Una scelta clamorosa se si considera il valore storico-artistico del centro storico di Napoli e che, come uno “schiaffo”, sembra essere l’unica opportunità da parte dell’Unesco di scuotere gli ambienti governativi napoletani. Oltre all’immagine del capoluogo campano è la stessa economia della città ad essere messa in crisi, ma le condizioni irrevocabili fissate dall’UNESCO, con una data di scadenza oltre la quale le trattative saranno rotte, non debbono apparire come una scelta troppo severa in quanto sono arrivate gradualmente.
“Negli ultimi cinque anni - spiega Marco Molino - le commissioni Unesco hanno compiuto diverse ispezioni a Napoli, riscontrando ogni volta il peggioramento delle condizioni di gran parte dei monumenti cittadini. Ma i pressanti inviti alla stesura di un serio ed immediato programma d’interventi, per il quale l’organismo internazionale ha anche offerto la sua consulenza gratuita, si sono puntualmente scontrati contro un muro di gomma”.
Mentre le energie dell’amministrazione cittadina sono tutte indirizzate al Forum delle Culture 2013, il centro storico di Napoli corre un grosso rischio ed è pronto a “porgere l’altra guancia” rispetto ad “un altro schiaffo alla città”.
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