TOSCANA - BIENTINA Case popolari pagate con le lottizzazioni private GIULIA MARTELLONI SABATO, 25 SETTEMBRE 2010 Pagina 9 - Empoli IL TIRRENO
BIENTINA. «Il Regolamento urbanistico è come un quadro: non deve uscire dalla propria cornice» queste sono le parole del sindaco di Bientina, Corrado Guidi, per illustrare una norma, applicata da un numero ridotto di Comuni, riguardante il metodo di assegnazione di “case popolari”. A mettere in evidenza questo argomento è una lettera del 14 settembre scorso, pubblicata sul sito ufficiale del Comune di Bientina, in particolare, nella sezione dedicata all’informazione, in cui è possibile mettersi in contatto diretto con il sindaco. Prima di poter analizzare e capire da vicino tale norma, spiega Corrado Guidi, è necessario soffermarsi sull’origine: come da prassi il Regolamento è preceduto da un Piano strutturale (contenente le indicazioni sul possibile utilizzo o tutela delle porzioni del territorio a cui si riferisce) che va a conferire strumenti di applicazione allo stesso Regolamento. Quest’ultimo è stato per la prima volta reso pubblico attraverso la presentazione di linee guida durante alcuni incontri effettuati nel settembre 2008, che hanno permesso la valutazione integrata del R.U. Ma la domanda che il sindaco si è posto è stata, perché il Comune deve espropriare aree per costruire “case popolari”? La risposta è nata proprio durante questi incontri: la legge 167 stabiliva la possibilità dei comuni di inserire delle aree nel R.U. (precedentemente chiamato Piano regolatore) destinate all’edilizia economica e popolare. Quando la destinazione è pubblica o di interesse pubblico, le aree interessate sono soggette a esproprio, ovvero, attraverso una delibera di giunta, il Comune priva dell’area il proprietario, risarcendolo economicamente. Il sindaco si era posto una visione più ampia: gli ingenti oneri investiti nel sociale non erano abbastanza; dovevano essere affiancati da qualcosa di più tangibile come, ad esempio, la costruzione di case popolari senza ricorrere all’esproprio. È su questo contesto che la norma ha cominciato ad avere una sostanza: per le grandi aree con piano di lottizzazione a intervento indiretto (non urbanizzate, su cui è necessario creare interventi di urbanizzazione prima di edificare), è stata prevista la disponibilità di una parte di tale territorio per l’edificazione pubblica (case popolari); in breve, l’idea era di donare al Comune un’area e lasciare dei volumi per alloggi sociali (sui 60.000 metri cubi, corrispondenti a 200 alloggi, si deve individuare un’area da cedere che corrisponda a 20 alloggi). Attraverso l’applicazione di questa norma 5 alloggi sono stati destinati ai più indigenti. Ma Bientina ha bisogno di “case popolari”? Ultimo punto, evidenziato dal sindaco, ha reso protagonista il bando 2006/2007 per l’assegnazione di “case popolari” che mostra una graduatoria di 43 cittadini in attesa, di cui, i primi 22, giudicati con grado superiore di emergenza. Grazie alla norma è previsto, per i prossimi 2 anni, l’assegnazione di 12 alloggi e inoltre altre 5 abitazioni procurate attraverso la ristrutturazione delle Acli, associazione cristiana lavoratori, in modo da coprire un numero di 22 richieste in graduatoria. «Un piccolo limite per la realizzazione di un grande progetto».
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