MOLISE - Il «fai da te» delle commissioni paesaggistiche Claudio de Luca 27/09/2010 IL TEMPO
La Regione invia le pratiche da esaminare senza controllare i requisiti dei funzionari
Oggi Comuni grandi e piccoli del Molise possono essere delegati per il rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche, già di competenza regionale.
Ma hanno proceduto senza assumere comportamenti unanimi, benché Palazzo Moffa avesse prefissato i requisiti dei componenti della Commissione locale (“soggetti con specifica esperienza, in possesso di titoli abilitativi per l'iscrizione all'Ordine degli architetti pianificatori paesaggisti e conservatori”). Alcuni enti, per trasparenza amministrativa, hanno preferito emanare un avviso pubblico. Dai curricula vitae, doveva rilevarsi una pluriennale e qualificata esperienza maturata nella tutela del paesaggio attraverso l'esercizio della libera professione in territori riconosciuti di particolare pregio paesaggistico oppure mediante l'abituale esercizio di attività riguardanti la tutela del paesaggio all'interno di amministrazioni pubbliche. Altri, invece, approvati i testi regolamentari (spesso illegittimamente innovativi rispetto alla fonte giuridica di grado superiore), hanno preteso di potere selezionare all'interno della propria struttura tecnica. E sino a qui niente di male se i requisiti che la Regione chiedeva fossero sussistiti. Però, in molti casi, non è stato così e sono stati nominati dipendenti (ed altri soggetti qualificati tali) provenienti sì dai ruoli dei geometri, degli ingegneri e degli architetti ma del tutto privi del requisito-principe del possesso dell'abilitazione in pianificazione paesaggistica e conservativa. Spesso i Regolamenti hanno chiamato a presiedere la Commissione (qualificandolo “membro di diritto”) lo stesso funzionario che poi avrebbe dovuto sottoscrivere l'autorizzazione, in tal modo violando i principi di diritto amministrativo laddove viene distinto tra amministrazione attiva e consultiva. In effetti, se, col rilascio dell'autorizzazione, la prima incide nella sfera giuridica dei terzi e la seconda consiste nell'attività valutativa, diretta ad acquisire determinate conoscenze da utilizzare dalla prima, come sarebbe possibile far coincidere nella medesima persona fisica le due figure? Si sono pure registrate altre “licenze” nel separare la struttura per le pratiche urbanistiche ed edilizie e quella per la vigilanza sul paesaggio. Pure in questo caso, sono state individuate figure prive di una particolare specializzazione (come disegnatori o persone munite di altre qualifiche sui generis). Or bene, se questi requisiti dovevano essere adeguatamente documentati, com'è che – tra agosto e settembre – la Regione ha proceduto a trasmettere comunque i faldoni delle pratiche da istruire ai vari Comuni senza avere rilevato le incongruenze di determinate scelte professionali? L'impressione è quella per cui per all'ente sovraordinato interessasse soprattutto alleviarsi di un lavoro per affibbiarlo comunque ad altri, pur in carenza dei parametri previsti.
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