BOLOGNA - Graffiti, la resa del Commissario "La mia voce si è persa nel deserto" SILVIA BIGNAMI MARTEDÌ, 28 SETTEMBRE 2010 LA REPUBBLICA Bologna
Dall´amarezza per una battaglia che sembra perduta ("non c´è mobilitazione") a Sirio: "Io non lo tocco più"
La Cancellieri cita Fini: "Mi disse città bella e difficile..."
Bisogna che i residenti difendano con forza il decoro del centro storico. È importante preservarne la bellezza
Non è vero che sono delusa, ma a Bologna servirà presto un cambio di passo culturale «I graffiti? Avevo chiesto alla città di mobilitarsi, ma, come si dice, vox clamantis in deserto...». Traspira una delusa stanchezza dalla voce di Anna Maria Cancellieri, e dopo 220 giorni di regno paiono lontani e in via di dissolvimento l´entusiasmo e la voglia di cancellare quel degrado dai muri, agitando, ancor prima dei pennelli, la coscienza della "Bologna civitas". Approdata ormai alla seconda metà del mandato, il commissario prende atto che il suo piano graffiti, pure spinto da buone intenzioni, non è mai decollato. Già, questa è la città «che impazzisce» se le tocchi Sirio, «anche se poi non succede nulla». Vero, la Bologna "bella ma difficile": glielo disse Gianfranco Fini, a pochi giorni dal suo insediamento. «Non sono delusa», assicura lei, con una punta di cortesia istituzionale. Eppure, la trama del discorso tradisce altro: in testa, la fatica per una luna di miele finita. Era arrivata con la voglia di risolvere tutto e, per un po´, era parso che ci riuscisse. L´intrigava a fondo, questa battaglia per la bellezza di una città soffocata dal degrado. Ma la guerra ai graffiti è inciampata nei paletti della Soprintendenza, nelle ambizioni di Ascom e nei pasticci dei volontari. E alla fine è bastato che i writer tornassero dalle vacanze, a imbrattare ciò che era stato pulito, per fiaccare molti slanci. La Cancellieri non s´arrende e prepara le telecamere, ma vuole prima bacchettare i cittadini. Ieri, nella prima mattinata di casa Rai, ha insistito: «Bisogna che i bolognesi reagiscano con forza, aiutandoci a individuare i responsabili e tenendo pulita la loro parte». Per ora, ammette, «non vedo contro i graffiti la forte mobilitazione che avevo chiesto. Alcuni ne parlano, ma poi non lo sentono come il problema forte che invece è». E dire che la bellezza da ridare alla città era stata un impegno forte, declinato su più fronti. Una città da far rifiorire con begonie sotto i portici, panchine nelle piazze e regolamenti per cancellare l´anarchia cromatica di tavolini e palazzi, fino alla tentazione, che sfiorò per un attimo le cronache, di pedonalizzare il centro. Se non altro per non correre il rischio che le torri vacillassero sotto i cantieri Civis. Idee brillanti, oggi un po´ sbiadite. Il superconsulente per il centro Bruno Gabrielli lavora nell´ombra e in silenzio, «per fare piccole cose e consegnare le sue riflessioni al prossimo sindaco». Il commissario è più prudente, dopo la "scottatura" di Sirio. Definì Bologna, a luglio, «una città malata di dibattito». Un posto dove, spostando un tassello, si è travolti dal domino delle reazioni. Se ne accorse anche Sergio Cofferati, del resto. «Bologna è una città cui serve un cambio di passo culturale», il faticoso sforzo di abbandonare la coperta di Linus del pubblico e aprirsi di più al privato. Ma è una fatica, questa, che con la campagna elettorale alle porte spetta sempre di più alla politica, riflette la Cancellieri. Persino il metrò, che a marzo senza la politica sembrava pronto a partire, ora deve tornare nelle mani della politica per non fermarsi. Il commissario, che a marzo considerava «di facile soluzione» i problemi sui finanziamenti al metrò, oggi dice: «Tutta la partita è nelle mani dei parlamentari». Intanto il bilancio incombe. Sul Welfare i sindacati piantano paletti: lei li riceve a fine agosto e poi, mentre si aprono i tavoli di contrattazione, parte per Shanghai. Il Bologna Day all´Expo è fissato per il 12 settembre, ma lei se ne va il 7 e torna in città solo il 20. Trovando, al rientro, la cultura bolognese in lacrime. Piange il Mambo, che minaccia chiusura nel 2012. Lei sospira: «Il 2012 è lontano, fatemi pensare a problemi più urgenti». Domani incontrerà di nuovo i sindacati per un punto sul bilancio, poi, in ottobre, ripartirà. Giappone, stavolta: la missione istituzionale dura dal 14 al 18, ma lei ci resterà poi fino al 24 (e anche Cofferati, annotano alcuni, avviò il distacco diradando le presenze in città). Un commissariamento di undici mesi è lungo per la politica. Ma, sembra, anche per il commissario.
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