VENEZIA - Una tempesta spalanca il palazzo. Vittorio Sgarbi già al lavoro da Soprintendente. IL GIORNALE DELL’ARTE – 28 settembre 2010
Al momento della sua discussa nomina a Soprintendente al Polo Museale veneziano Vittorio Sgarbi aveva «minacciato» di fare «fuochi d'artifìcio»(cfr n. 299, giu. ‘10, p. 1): ha mantenuto la promessa. La sua prima azione in qualità di Soprintendente «speciale» ai Musei e alle Gallerie Statali di Venezia è stata infatti l'improvvisa inaugurazione il 29 agosto di una mostra che, fino all’ottobre, riunisce i tre più celebri capolavori di Giorgione (1477-1510), «La vecchia» (1506), «La tempesta» (1507- 08) e «La nuda» (1508), consegnati alle Gallerie dell'Accademia, in uno dei più belli, ma «snobbati» palazzi di Venezia, Palazzo Grimani in campo Santa Maria Formosa. Acquistato nel 1981 dallo Stato italiano e aperto al pubblico nel dicembre del 2008 (cfr. n. 282, dic. 08, p. 24) dopo vent'anni di restauri, il Palazzo che fu la dimora patrizia dell'antica famiglia soffre di una cronica carenza di visitatori. Abbiamo chiesto a Vittorio Sgarbi di chiarire la situazione. Perché questa decisione così improvvisa? Può sembrare strano, ma con un indifferenza determinata dall'assuefazione all'eccesso di bellezza, Venezia non ha programmato alcuna iniziativa o celebrazione in corrispondenza del quinto centenario della morte di uno dei suoi più grandi e romantici pittori: Giorgione. Molti ricorderanno la bella mostra di qualche mese fa a Castelfranco Veneto (cfr. n. 292, nov. O9,p. 31,Ndr), luogo d'origine dell’artista ma è evidente che la città d'elezione di Giorgione è Venezia, per una particolarissima affinità di essenza che, nel Cinquecento, rese Giorgione il pittore più raro e ricercato dai collezionisti veneziani. La città si esalta a ogni appuntamento con la contemporaneità legato alla Biennale di Venezia, e si onorano mercanti e promotori del contemporaneo come Pinault, che ha destinato la sua raccolta privata a Punta della Dogana e a Palazzo Grassi. Grande clamore e grande struscio per l'inaugurazione di quelle sedi, che hanno richiesto investimenti stupefacenti. Così ho pensato, con una caccia al tesoro, di spostare le opere di Giorgione conservate alle Gallerie dell'Accademia, sottoposta a infiniti restauri. Perché ha scelto come sede proprio Palazzo Grimani? E il classico «uovo di Colombo», soprattutto perché, con l'euforia della esposizione nei mirabili spazi di Palazzo Grimani, si riapre al pubblico, in modo e in orario continuativi, un edificio altrimenti vuoto, a tratti visibile su prenotazione, con un rito perverso, per due o tre persone al giorno. Dunque, arrivato a Venezia come Soprintendente «speciale», mi trovavo,fra gli altri, almeno due problemi: uno di risarcimento del ruolo egemone della città rispetto a simboli della cultura universale come Giorgione; l'altro, di funzionamento di un istituto museale di straordinaria architettura, uno dei palazzi più belli del mondo, privo di collezioni, monumento di se stesso. Ed è ben vero che Palazzo Grimani era stato sede di una delle più importanti collezioni di archeologia del Rinascimento, ed era stato addirittura concepito per contenerle, ma, dopo il lungo e meticoloso restauro, non aveva trovato il suo pubblico se non in rari cultori di architettura. Approfittando dell'XI edizione della Biennale di Architettura (dal 29 agosto al 21 novembre), ho pensato di rianimarlo con un ciclo di mostre, di uno o più grandi capolavori ospitati temporaneamente nello stesso spirito dei collezionisti di Giorgione, come i Marcello, i Contarini, i Vendramin, che custodivano, come preziose rarità, le opere del misterioso e ammiratissimo pittore veneziano. Ecco allora, «La vecchia», «La tempesta» e «La nuda» dal Fondaco dei Tedeschi. Opere come allegorie simboliche e morali: la bellezza, la giovinezza nella natura, la fine di entrambe, «col tempo», nella vecchiaia. In tal modo, la ricerca dei capolavori di Giorgione porta alla scoperta del palazzo: scoprire «La tempesta» di Giorgione nella Tribuna di Palazzo Grimani è un'emozione quasi insostenibile, come forse non fu neppure nel Cinquecento. Ha già pensato ai nomi dei prossimi artisti? Dopo Giorgione, il ciclo degli ospiti illustri continuerà con Nieronymus Bosch, Canaletto, Tiziano e Vasari, in un continuo rilancio e nell'esaltazione del palazzo. Al secondo piano, inoltre, in attesa della 54ma Esposizione Internazionale d'Arte che si terrà dal 4 giugno al 27 novembre 2011, se ne ospiterà il «cantiere»per la selezione degli artisti italiani. |