NAPOLI - A lutto i mille della cultura in corteo per dire no ai tagli ALESSANDRO VACCARO GIOVEDÌ, 30 SETTEMBRE 2010 LA REPUBBLICA Napoli
L´assessore Miraglia risponde a "Quelli di San Crispino": "Ma il funerale è agli sprechi e alle spese allegre" Attori, registi e dipendenti di musei hanno sfilato da piazza del Gesù
Abiti neri e volti bianchi coperti di cerone. Quasi mille persone vestite a lutto hanno partecipato al sit-in contro la morte della cultura e del teatro a Napoli. Si sono radunate in piazza del Gesù e, al suono martellante di un tamburo che ha scandito il tempo della marcia funebre, hanno sfilato per le strade del centro. Un corteo per dire no ai tagli decisi dalla Regione che mettono a rischio il futuro del teatro Trianon Viviani e del museo Madre. All´iniziativa, organizzata dal gruppo di resistenza culturale "Quelli di San Crispino", hanno aderito numerosi artisti, tra cui Marina Confalone, Isa Danieli, i registi Carlo Cerciello, Lello Serao e Renato Carpentieri, i protagonisti della fiction "La nuova squadra" e della soap "Un posto al sole", il teatro Elicantropo, la compagnia "Libera Scena Ensemble" e le associazioni "Il poeta volante" e "Libera contro le mafie". In fila anche i 32 dipendenti del Madre che da domani potrebbero rimanere senza lavoro. In serata, la risposta dell´assessore alla Promozione culturale regionale Caterina Miraglia: «La cultura muore quando non c´è democrazia e non per temporanee crisi di finanze. Se un funerale deve essere celebrato è per la spesa allegra. La cultura nel programma di Caldoro è centrale e lo dimostra l´intesa con il Comune per il Forum delle Culture». I manifestanti guidati dall´attore Pietro Pignatelli, hanno portato fino alla galleria Umberto I uno scheletro di cartapesta e una bara di legno rivestita di pagine di libri, con all´interno fiori e la maschera di Pulcinella. Pignatelli ha interpretato il prologo del dramma "Enrico V". «Attraverso Shakespeare denunciamo la situazione che stiamo vivendo - spiega l´attore - Dovremmo scusarci con gli spettatori se in futuro sarà impossibile rendere veritieri gli spettacoli, a causa degli scarsi mezzi di cui potrebbe disporre il teatro. La cultura non può essere alla mercé del politico di turno ed essere considerata, alternamente, amica o nemica del potere. Raccoglieremo firme per una petizione». Il corteo si è sciolto sui versi di Pablo Neruda: «Potranno tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la primavera».
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