SALERNO - Interventi & Repliche. Due beni da salvare Gerardo Mazziotti corriere del Mezzogiorno 30 set 2010 Salerno
Caro direttore,
il salernitano Nicola Oddati, che si è candidato a sindaco di Napoli per il Pd, è dal 2001 assessore comunale allo Sviluppo, Lavoro e Turismo, alle Pari opportunità e alla Mobilità, alla Cultura, al Piano strategico di Sviluppo e alle Risorse europee, al Forum universale alle Culture e, inoltre, al centro storico e agli edifici monumentali. Ma, non ostante i troppi impegni, nove anni sarebbero dovuti essere più che sufficienti per uno come lui, definito l'Obama napoletano, per inviare il Piano di gestione del centro storico all'Unesco, che ha minacciato di toglierlo dal patrimonio dell'umanità. Gli sarebbe stato sufficiente consultare gli studi, i piani, gli atti dei mille convegni e delle mille tavole rotonde, le proposte operative, le delibere comunali e regionali e i decreti ministeriali prodotti negli ultimi 50 anni sul nostro centro antico (quello dichiarato patrimonio dell'umanità nel 1995 e da non confondere con il centro storico di oltre 1.700 ettari deciso dall' amministrazione Bassolino per includervi in modo scriteriato mezza città da Ponticelli a Capo Posillipo e al rione alto ). E sarebbe bastato accogliere le recenti proposte delle varie associazioni culturali sulla rivitalizzazione del centro antico per riscattarlo dalle condizioni di degrado, denunciate dalla stampa cittadina e nazionale e che, giustamente, ha allarmato l'Unesco. Per brevità mi limito a citare il quattrocentesco palazzo Carafa di Maddaloni in via San Biagio dei Librai, famoso anche per la grande Testa di Cavallo, posta in fondo al cortile. Che è una copia in terracotta dipinta perché l' originale in bronzo dorato, donato da Lorenzo dei Medici, è stato trasferito al Museo Nazionale alla morte del Duca Diomede. Dopo vari passaggi di proprietà il palazzo è oggi un condominio pubblico-privato che, da almeno quindici anni, è sottoposto a interventi di restauro. Continuo, da anni, a denunciare l'incompren sibile lungaggine dei lavori e i gravi danni che questi arrecano al grande portone ligneo a due battenti con dodici riquadri, sei per ogni battente, in cui sono raffigurate le insegne della famiglia Carafa. Sul pericolo della scomparsa di quest'ultimo esemplare dell'ebanisteria napoletana del '400, citato da Roberto Pane, ho richiamato più volte l'attenzione dell'amministrazione comunale, tra l'altro proprietaria del piano nobile destinato alla Soprintendenza archivistica. Inutilmente. La recentissima minaccia dell'Unesco ha costretto l'assessore Oddati ad assumere l'impegno di consegnare il PdG entro il mese di febbraio 2011. Io penso che sarebbe credibile se, nel frattempo, provvedesse al completato del recupero di palazzo Carafa e alla salvaguardia del suo prezioso portone ligneo. Tutt'e due inseriti nel patrimonio dell'umanità. Almeno per ora.
Napoli
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