TOSCANA - Castello, indagini chiuse La procura: Ligresti, Biagi e Cioni a processo Antonella Mollica CORRIERE FIORENTINO 30 set 2010 Firenze
Urbanistica e affari, chiesti dodici rinvii a giudizio
La più grande operazione urbanistica di Firenze è arrivata sul banco degli imputati. Anzi, quella che doveva essere la più grande operazione urbanistica. La procura di Firenze, a quasi due anni dalla partenza dell’inchiesta sull’area di Castello, ha chiesto il processo. Dodici le richieste di rinvio a giudizio: c’è l’imprenditore di Fondiaria Salvatore Ligresti con il suo braccio destro Fausto Rapisarda e con un altro collaboratore, Gualtiero Giombini; ci sono gli ex assessori della giunta Domenici Graziano Cioni e Gianni Biagi e ci sono gli architetti Marco Casamonti e Vittorio Savi, consulenti di Fondiaria. L’area di Castello, di proprietà di Fondiaria, da due anni è sotto sequestro
Il tentativo di dare nuova vita a quei 168 ettari alla periferia di Firenze, stretti tra l’aeroporto, il comune di Sesto Fiorentino e monte Morello, bloccata nel 1989 dal no di Achille Occhetto e poi nel novembre 2008 dai sigilli della magistratura, proprio quando si parlava di realizzare tra quei confini il nuovo stadio, si conclude con accuse che vanno dalla corruzione all’abuso d’ufficio. Secondo i magistrati che hanno firmato l’inchiesta— il procuratore capo Giuseppe Quattrocchi e i sostituti Giuseppina Mione, Gianni Tei e Giulio Monferini — l’interesse pubblico sarebbe stato sacrificato agli affari del gruppo Fondiaria.
Nell’estate 2008 a Fondiaria vennero rilasciati i permessi per costruire. La convenzione siglata tre anni prima tra Palazzo Vecchio e Ligresti, imponeva la realizzazione di un parco pubblico di 80 ettari come contropartita per assicurare che venisse garantito un corretto sviluppo urbanistico del territorio. Il parco era indicato espressamente come «elemento essenziale» ceduto gratuitamente al Comune. Gli assessori Biagi e Cioni, secondo le accuse, avrebbero fatto di tutto per smontare la convenzione tra Comune e Fondiaria-Sai.
Biagi, assessore all’urbanistica, avrebbe imposto al gruppo Ligresti i progettisti di sua fiducia, gli architetti Casamonti e Savi, e si sarebbe attivato per trasferire gli uffici della Provincia nell’area di Castello, ostacolando una gara pubblica che doveva servire a trovare la sede in una zona diversa.
Cioni, invece, da assessore alla sicurezza e alla vivibilità urbana, si sarebbe messo a disposizione del gruppo Ligresti, ricevendo in cambio l’assunzione del figlio e varie sponsorizzazioni per le sue iniziative: 50 mila euro per la campagna sui condizionatori nelle abitazioni degli anziani soli nel 2004; 50 mila euro per la campagna di sicurezza stradale nel 2005; 20 mila euro per la festa dei centenari nel 2005; 40 mila per la campagna Amo Firenze nel 2006; 50 mila euro per il trasporto turistico notturno nel 2008; 30 mila euro per la diffusione del regolamento di polizia urbana. Cioni è anche accusato di aver minacciato l’imprenditore Marco Bassilichi affinché spostasse una dipendente che non gli aveva assicurato il suo sostegno alle primarie del Ad. Un imprenditore è invece finito nei guai per avere aiutato Cioni nella campagna elettorale: Aurelio Fontani, proprietario di diversi ristoranti, avrebbe sottratto 15 mila euro già fatturati, per pagare sondaggi pre-elettorali commissionati da Cioni sempre in occasione delle primarie. L’imprenditore è accusato per questo di appropriazione indebita.
Nell’inchiesta su Castello è finita anche la gara di Terranuova Bracciolini (Ar) per la ristrutturazione di un edificio nella zona macelli. Per quell’appalto pilotato l’archietto Casamonti venne arrestato, mentre finirono indagati Iole Montefusco, dirigente dei lavori Pubblici del Comune di Terranuova e altri tre architetti. Anche per loro la procura ha chiesto il processo. Intanto, dopo due anni, l’area di Castello resta sotto sequestro: Fondiaria sembra essersi dimenticata di quell’area che sembra affondare sotto il peso di una maledizione.
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