Napoli, Vele di Scampia. Imparato: così diventerà il museo della droga Il Mattino – Napoli 2/10/2010
L'interprete del film di Garrone girato tra i palazzi di Scampia: «Io li raderei al suolo» Mariagiovanna Capone Le Vele di Scampia come palazzo donn'Anna, l'Albergo dei poveri o villa Pignatelli? Parrebbe proprio di sì alla luce dell'iniziativa della soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Napoli. Nel film di Garrone «Gomorra» le Vele sono al centro degli episodi "Storia di Totò" e "Storia di don Ciro e Maria" in cui viene raccontata la faida tra scissionisti e il clan di Lauro. Don Ciro è stato interpretato dall'attore Gianfelice Imparato, che per giorni ha girato proprio in quei luoghi. Imparato, le Vele sotto tutela. Cosa ne pensa? «E’ una operazione che non capisco. Mi pare evidente l'intenzione positiva, perché viene dalle istituzioni, ma mi pongo molte domande. Sono state scelte come un bene da proteggere così come sono ora? Oppure prenderne la custodia una volta svuotate? Nella prima ipotesi, mi pare ovvio che se qualcuno vorrà anche mettere un chiodo al muro, si vedrà piombare a casa l'esercito, e mi pare improbabile. Nella seconda, invece, diverrebbe un museo: e cos'altro potrebbe essere se non un museo della droga?» Lei per un periodo ha vissuto quei luoghi. Com'è la vita alle Vele? «Pessima. Sono edifici fatiscenti, privi di infrastrutture e inumani. Se la soprintendenza ha deciso di proteggere le Vele, dovrebbe impedire agli spacciatori di issare cancelli, il che intaccherebbe la catena di vendita. Mi sembra improbabile che possa riuscirci. Credo, quindi, che l'ente ne prenderà la tutela una volta liberato dalle persone, ma per farne che?». Non pensa che nonostante tutto quei luoghi abbiano un valore simbolico? «Per i camorristi di sicuro. Per la gente perbene, che vive anche a Scampia, rappresentano il male. Credo che la cosa migliore da fare sia quella di abbattere le Vele e ricostruire edifici o luoghi che abbiano un valore sociale per il quartiere. Altrimenti il binomio Vele-droga ci sarà per sempre».
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