MOLISE - «Eolico selvaggio in Molise». La protesta al Consiglio d'Europa. ROSSANO ORLANDO IL CENTRO – 5 ottobre 2010
Finisce al Consiglio d'Europa la questione «eolico selvaggio» del Molise. Emilio Izzo, segretario regionale Uil beni e attività culturali del Molise, ha presentato una interrogazione in cui invita il consiglio con sede a Strasburgo, in Francia, a richiamare lo Stato italiano affinché obblighi la Regione Molise a rivedere la legge 22 del 2009 «che sta permettendo la devastazione dell'intero territorio, in modo da coniugare la preservazione delle bellezze ambientali con la presenza di fonti energetiche alternative e ad emanare una nuova normativa che recepisca i dettami delle convenzioni, con riserva di aprire una infrazione contro l'Italia in caso di persistenza delle violazioni». L'istanza nasce dal fatto che il Molise, già a fine 2009 aveva presentato 16 impianti eolici: il record nazionale per i valori pro capite di potenza installata: 739 watt per abitante. «Tutto ciò», sostiene Izzo, «in una regione che non solo è autosufficiente dal punto di vista energetico, ma addirittura che cede energia ad altre zone. Questa situazione è stata resa possibile, se non favorita, dalla scellerata "legge regionale Berardo", dal nome del consigliere regionale relatore, che ha trasformato il Molise in una terra di conquista, dove a livello normativo non è stata predisposta nemmeno la più flaccida delle difese, nel senso di una seria regolamentazione dell'istallazione degli impianti che un territorio come quello molisano imponeva inderogabilmente». In una interrogazione al presidente del consiglio regionale del Molise, Michele Picciano (Pdl), il consigliere regionale Michele Petraroia (Pd) aveva sostenuto che l'eolico selvaggio nella regione porterà alla installazione di 5mila torri, alte 120 metri l'una, in una regione di 4mila chilometri quadrati. Gli impianti sono previsti anche davanti a siti archeologici, storici e paesaggistici. «La Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici», continua Izzo nell'istanza al Consiglio d'Europa, «cerca di opporsi, con l'applicazione del codice dei beni culturali e del paesaggio, all'inaudito scempio che prende ogni giorno avvio dai Comuni del Molise e che è arrivato sulle meravigliose aree archeologiche che rischiano di avere come sfondo le ciclopiche e non mimetizzabili pale che già segnano il tracciato dei tratturi». |