«Un penny per Venezia» Paolo Navarro Dina Gazzettino 6/10/2010
Anne Cocks: fondo mondiale per salvare Venezia La donna che ha raccolto la protesta anti pubblicità: «Serve un fondo internazionale» Anne Somers Cocks: «Svendere facciate esclude donazioni più rispettose»
VENEZIA A tirare le fila è stata lei facendo sottoscrivere a ben sette direttori dei maggiori e prestigiosi musei del mondo, un documento contro i "mega-cartelloni" pubblicitari a Venezia e in particolare in Piazza San Marco e dintorni ("Abbiamo voluto dare vigore alla battaglia di molti veneziani"). Lei è Anne Somers Cocks, 60 anni, battagliera presidente del Venice in Peril Fund, il Comitato britannico per Venezia. Nata a Roma, da anni lavora nei circuiti museali di tutto il mondo. Sotto un appello duro, ma efficace è riuscita ad inanellare la solidarietà di collezioni internazionali come il Victoria and Albert Museum di Londra, il MoMa di New York fino all'Ermitage di San Pietroburgo. Signora Somers Cocks, quando succede una cosa a Venezia, fa il giro del mondo. «E ci mancherebbe altro! Ed è per questo è necessario tutelarla e soprattutto elaborare un progetto a lungo termine. Che guardi che so, al 2090, alla fine del secolo. E quindi stabilire delle priorità. La prima, la più importante è quella che, tutti insieme, si dia vita ad una grande Fondo internazionale per Venezia, guidato magari da un alto esponente della Banca d'Italia, come garante, e che consenta a tutti di avere un referente sovrano e prestigioso nella gestione dei flussi di finanziamenti di una città unica al mondo. Credo che qualsiasi cittadino del pianeta sarebbe pronto a versare anche un penny per la Serenissima...». Possibile? «Credo proprio di si. Ma occorre un progetto sul quale lavorare. Alla base di tutto ci deve essere la volontà di proteggere la città, di salvaguardarla nel suo rapporto con l'ambiente e garantendo la sua vita sociale. Non possiamo avere solo il Mose. Questa città non può rimanere appesa ad un filo. Un anno i finanziamenti ci sono, un altro anno no. Venezia è un working in progress, va trattata come un'azienda. Addirittura. Già sono in molti che la spennano... «Parliamoci chiaro. Ci sono tante città al mondo che hanno bisogno. Venezia è una di queste: abbiamo il Mose, ma il problema è lo sgretolamento degli edifici, l'aumento progressivo delle acque alte con il surriscaldamento della terra e poi è indispensabile trovare forme di gestione del potere economico del turismo». Ticket d'ingresso... «Tema delicato. Ho avuto il piacere di leggere in anteprima la bozza della nuova legge speciale redatta dal ministro Brunetta, ma scorrendo quelle righe non ho capito se sarà sostitutiva o suppletiva di quella già esistente. Ma come proteggiamo la città?» Il vostro appello a Bondi ha avuto effetto. Il ministro ha annunciato "nuovi metodi e nuovi criteri" per la pubblicità in caso di restauri. «Sono molto contenta. Era una notizia che aspettavamo. La nostra protesta è nata dopo aver visto questi orribili cartelloni e aver raccolto l'«orrore» espresso da archistar famose, Frank O. Gehry o Ren Koolhaas di passaggio a Venezia per la Biennale Architettura. Certo è, che quando si iniziano a cercare i soldi svendendo le facciate, si escludono a priori donazioni più generose e più rispettose».
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