VENEZIA. La pubblicità paga i restauri dei beni culturali, ma perché non farla più bella? Palazzo Ducale «etichettato», proteste da tutto il mondo. ARENA, giornale di VICENZA – 6 ottobre 2010
Presto nuovi criteri «più coerenti e adeguati» per far sì che le pubblicità affisse sulle facciate di musei e monumenti dagli sponsor che hanno contribuito al restauro siano fatte in modo più accettabile e limitate nel tempo. Lo annuncia il ministro ai Beni culturali, Sandro Bondi, dopo le polemiche e l'appello del fondo internazionale Venice in Peril - firmato dall'architetto Norman Foster e dai direttori dei principali musei del mondo - e le proteste del Fai, il Fondo per l'ambiente italiano, in particolare per Palazzo Ducale e il Ponte dei Sospiri a Venezia. Il nostro giornale aveva denunciato le brutture già il 10 settembre, spiegando che esistono anche esempi virtuosi: il ponteggio-pubblicità di Louis Vuitton davanti all'Arena di Verona, elogiato dalla soprintendenza ai monumenti. Quando si lavora così, si può dar ragione a Bondi: gli sponsor, come dice il ministro, sono «un fatto positivo e insostituibile». È vero, per citare ancora il ministro, che «i manifesti pubblicitari che si vedono nel centro storico di Venezia e di cui si parla in questi giorni sono necessari per far fronte alle contenute risorse disponibili per il restauro dei beni culturali». Però ci vuole buon gusto. A chi tocca vigilare? «La materia delle affissioni pubblicitarie», dice il ministro Bondi, «è regolata per legge e ogni intervento è il frutto della valutazione di ciascun sovrintendente, cui spetta l'arduo compito di interpretare le sensibilità locali». Se Venezia piange, il resto d'Italia non ride: a Verona, nella piazza dove Louis Vuitton dà prova di stile, sono arrivati a mettere mega rotoli di carta igienica pubblicitari. |