Pompei. La soluzione è un fondo con privati e fondazioni Vincenzo Manes * Corriere della Sera 7/10/2010
* Vincenzo Manes è presidente della Fondazione Dynamo
Caro direttore, l'area archeologica di Pompei versa in uno stato di deplorevole abbandono; un patrimonio inestimabile come la Biblioteca di Firenze è alla paralisi E questi sono solo due dolorosi esempi, segnalati in queste pagine da Sergio Rizzo e Ernesto Galli della Loggia, del degrado del nostro patrimonio culturale. Ma dopo la doverosa denuncia, è giusto che chi ha a cuore lo stato di salute del nostro Paese si interroghi su come restituire al mondo il patrimonio di bellezza che la storia ci ha affidato. Di recente ho visitato il Black Diamond a Copenaghen e la magnifica Seattle Public Library di Rem Koolhaas; due biblioteche modello per funzionalità e struttura architettonica Qualche giorno fa ho letto sul White House Blog che il Presidente Obama proporrà lo stanziamento di 5o milioni di dollari per la costituzione di un fondo che investa nelle eccellenze del non profit americano. E’ possibile partire da questi esempi? Da noi si può strutturare un fondo in grado di raccogliere risorse pubbliche che finanzino biblioteche come quella di Seattle? In Italia non si può: lo Stato da solo non può farcela. Occuparsi del primo patrimonio storico-culturale al mondo ha costi incompatibili con il nostro debito pubblico. I privati da soli nemmeno: non ci sono ritorni prevedibili Per trovare nuove soluzioni a vecchi problemi, per provare a cambiare registro, credo che una strada possibile sia la creazione di un fondo che, a differenza di quello proposto da Obama, favorisca una vera partnership, una virtuosa collaborazione, tra cittadini, organizzazioni no profit, imprenditori, fondazioni e aziende. Come funzionerebbe quello che potremmo chiamare «Italy Social Innovation Fund»? Sono quattro i punti salienti: la dotazione di 20 milioni dallo Stato Italiano; la partecipazione delle fondazioni (bancarie e non); la partecipazione dei Privati direttamente al Fondo — o ai singoli progetti finanziati — con la deduzione della somma donata; la totale indipendenza nelle decisioni garantita dall'autorevolezza dell'organo decisorio. II fondo sarebbe gestito da un team di esperti con competenze diversificate, nel project management, nel terziario e nella comunicazione, coadiuvato da un advisory board. E’ indispensabile un team di persone che non solo eviti — ad esempio — che la Biblioteca Nazionale chiuda, ma che sia efficiente e funzionale. Una dotazione pari al solo 2-3% dei 2 miliardi del «fondo per le imprese» (e come detto non esclusivamente di origine pubblica) basterebbe per garantire le risorse iniziali al fondo che potrebbe rivolgere attenzione non solo alle questioni aperte in ambito culturale, ma allargare l'attività a temi quali l'istruzione e il sociale. Insomma, non «salviamo» solo Pompei Ma usciamo dalla cultura dell'emergenza e facciamo nascere un progetto di lungo respiro, nazionale e di sistema.
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