Scempi ambientali, monumenti devastati, abusivismo edilizio. Salviamo l'Italia! Antonella Trentin Donna moderna 13/10/2010
«L'Italia è come un signore che sa di avere sotto il suo campo una miniera di diamanti, ma preferisce coltivarci sopra patate e costruirci capannoni». La frase impietosa dell'ex ministro francese della Cultura, Jack Lang, è oggi di drammatica attualità, come denuncia un libro sconvolgente appena uscito: Il Bel Paese maltrattato (Bompiani) di Roberto Ippolito, sottotitolo: Viaggio tra le offese ai tesori d'Italia. Al grido di allarme di Ippolito si aggiunge la schiera di associazioni e personaggi noti che hanno a cuore la sorte del nostro territorio violentato: il Fai, Legambiente e persino Oliviero Toscani che ha lanciato una grande campagna di raccolta di foto-testimonianze di cittadini (www.nuovopaesaggioitaliano.it) con immagini degli scempi ambientali. «È un gesto eversivo contro la bruttezza» dice Toscani. «Il mio libro, ahimè, è un'enciclopedia degli orrori» aggiunge Ippolito «ma nella speranza di risvegliare le coscienze di ognuno di noi. L'Italia vanta di gran lunga più siti dichiarati "patrimonio dell'umanità" dall'Unesco (44 su 890 in tutto il mondo), eppure dimentica e oltraggia i propri beni, meraviglie artistiche e paesaggistiche, unico vero tesoro di cui dispone. Incuria e abusivismo sono uno schiaffo alla nostra memoria. Un Paese che non sa tutelare il proprio passato non è in grado di progettare neppure il proprio futuro». A cosa pensa Ippolito? A fatti concreti. «È in gioco la nostra identità, ma anche una potenzialità turistica enorme che potrebbe generare centinaia di migliaia di posti di lavoro». Le ricchezze italiane sono infinite: 4.739 musei, 62.128 archivi, 59.910 beni architettonici e archeologici, 1.144 aree naturali e protette. Ma come utilizziamo tutto questo? «Malissimo» dice Ippolito. «Se nel 1970 avevamo il primato mondiale dei turisti stranieri, ora siamo al quinto posto. Francia e Spagna ci superano. In Italia il sistema dei musei fattura 104 milioni di euro, mentre in Francia il solo Louvre 800 milioni». I nostri monumenti cadono a pezzi, le nostre coste sono deturpate da ecomostri e villette abusive, persino strade romane come l'Appia antica sono invase dalla speculazione. A marzo una porzione del soffitto della Domus Aurea è crollata. Il New York Times scrive: «Mentre Roma si modernizza, il suo passato tranquillamente si sbriciola». Infatti le mura aureliane a Roma sono aggredite dalle piante di capperi, il Colosseo è malato di un particolare cancro alla pietra, ma nessuno se ne cura. A Pompei, devastata dall'incuria e abbandonata ai cani randagi, secondo il presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali, Andrea Carandini, ogni giorno 10 centimetri di edifici e colonne vanno in polvere. «Fra trent'anni» prevede «la città sarà scomparsa». Venezia, 60 mila residenti, è stata trasformata in una gigantesca Disneyland, calpestata ogni giorno da 50 mila turisti. «È una delicatissima città museo» si accalora la presidente del Fai, Fondo ambiente italiano, Ilaria Borletti Buitoni. «Non capisco perché non si possa trattarla come tale e fare pagare un biglietto d'ingresso. Il ricavato servirebbe a risanare i monumenti, e non ci sarebbe bisogno di imbrattare con enormi cartelloni pubblicitari Palazzo Ducale e il Ponte dei Sospiri, come accade oggi, per far contenti gli sponsor che finanziano i restauri. In America mi hanno chiesto 4 dollari per vedere la pietra dove si sedeva Toro Seduto e Venezia ha paura a chieder altrettanto per l'accesso ai suoi tesori?». Il Fai in 35 anni ha fatto moltissimo per salvare il nostro patrimonio, grazie alle donazioni di cittadini, aziende, fondazioni private, enti pubblici. Dallo Stato neanche un euro. Tra gli ultimi restauri quello della magnifica Villa Gregoriana a Tivoli. Instancabili anche le denunce e le battaglie di Legambiente contro lo schifo dell'abuso edilizio. «Quindicimila costruzioni fuori norma nella sola Caserta, 1.230 a San Cipriano d'Aversa, più dell'intera Francia» avverte Ippolito. «Quest'illegalità diffusa ha ridotto il nostro territorio un colabrodo ed è responsabile di tragedie come quelle delle frane di Ischia o del Messinese» s'indigna Sebastiano Venneri, vicepresidente di Legambiente. «Oltre 5 mila Comuni sono costruiti in zone a rischio idrogeologico e, secondo il capo della Protezione civile, servono 25 miliardi per la messa in sicurezza di tutto il territorio nazionale. Tanti? Non c'è dubbio, ma l'Italia reagisca prima che sia troppo tardi». La tendenza oggi è un'altra, fa presente Ippolito. Il bilancio pubblico taglia le risorse per impedire le frane e destina alla cultura solo 21 centesimi ogni cento euro di spesa generale.
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