Pompei, interviene il ministro Subito il nuovo sovrintendente Virginia Piccolillo 6 ott 2010 Corriere Della Sera
Bondi: impegno concreto. L’opposizione: troppo tardi
ROMA — Pompei torna ad essere un caso politico dopo la denuncia del Corriere della Sera sullo stato di abbandono in cui versa l’area archeologica, commissariata per due anni dalla Protezione Civile. Jeannette Papadopoulos è stata nominata nuova sovrintendente di Napoli e Pompei. E già c’è chi, come la Uil Beni Culturali, critica la scelta di una sovrintendente «ad interim per Pompei che ne esigerebbe uno a tempo pieno».
Intanto infuriano le polemiche. Il ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi rivendica «l’impegno concreto, la totale dedizione, il lavoro serio, quotidiano, certosino per la faticosa risoluzione di problemi lasciati incancrenire per troppo tempo». E parla di «scoramento» e «angoscia» «per questo sventurato Paese, afflitto da mille problemi, ma ancor più straziato da una stampa che ignora le buone opere, capovolge la verità, diffonde e alimenta un’immagine negativa, in Italia e soprattutto nel mondo». Mentre l’opposizione, con la Pd Bossa accusa: «Lo scoramento è quello delle migliaia di turisti che a Pompei vedono il degrado e l’abbandono del nostro straordinario patrimonio culturale». «Il sito è allo stremo. Pompei è il simbolo di una realtà diffusa: al governo della cultura non importa niente».
Difende la gestione Bondi l’ex sottosegretario Nicola Cosentino che ricorda: «L’area archeologica di Pompei era fino a due anni e mezzo fa, un vero e proprio suk, assediato da prostitute, scippatori, pataccari e commercianti abusivi». Per Vittorio Sgarbi c’era e c’è anche altro: «Forse l’eccesso di denaro dà adito ad appalti in cui ci sono infiltrazione mafiose», ipotizza constatando che «criticare è facile». «Nessun abbandono e umiliazione per Pompei» assicura Diana De Feo, senatrice del Pdl. Per il presidente della provincia di Napoli, Luigi Cesaro, il sito ora «registra il 20% di presenze in più». E il portavoce Pdl, Daniele Capezzone rimarca che «grazie all’opera del ministro Bondi si è avuta nei mesi scorsi una positiva inversione di tendenza». Concorda il governatore della Campania, Stefano Caldoro.
Una «difesa d’ufficio» secondo il centrosinistra che accusa il ministro di «indifferenza», ma non solo. Matteo Orfini, del Pd, attacca: «L’idea che si potessero affrontare i problemi di Pompei affidandoli a persone totalmente prive di competenza archeologica era evidentemente una follia. Così come non si capisce quale sia il disegno generale che sta dietro alla proposta di costruire una fondazione per la gestione del sito». E conferma «l’abbandono di Pompei da parte di un governo che evidentemente ha altre priorità e non si preoccupa se crollano la Domus Aurea e il Colosseo, se chiudono biblioteche e teatri». Vincenzo Vita (Pd) rincara: «Bondi dovrebbe fare autocritica, non attaccare la stampa. Il metodo che sta usando come ministro è solo quello dei tagli». Per il napoletano Luigi De Magistris (Idv) «il degrado dell’area archeologica di Pompei corrisponde al degrado di tutta l’area del parco Vesuviano, ingiustificato e gravissimo. A Pompei però vediamo anche gli effetti del modello Protezione Civile che dall’emergenza si stava allargando e che ora le inchieste per fortuna hanno fermato».
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