"La cultura a Torino è un fallimento. Mancano gli artisti" Letizia Tortello La Stampa 12/10/2010
Luca Beatrice: "Solo contenitori senza sostanza"
Luca Beatrice, presidente del Circolo dei Lettori picchia duro su come Torino gestisce l'arte: «Se la città vuole continuare ad avere un ruolo nella cultura, la prima cosa da fare è ammettere che gli ultimi dieci anni sono stati un fallimento. Prima delle Olimpiadi promettevamo di reinventarci come capitale dell'arte contemporanea. Bene. Era un trampolino di lancio. Poi però ci siamo dimenticati di decollare. Oggi la vetrina non basta più. Ci vogliono i contenuti, non i contenitori, idrovore di soldi pubblici, vuoti di idee che li tengono in piedi». A poco più di un mese dalla sua nomina, non le sembra di parlare un po' dal predellino? «Siamo in evidente crisi, i soldi non ci sono e la cultura non è una priorità. Lo diceva Oscar Wilde: "se dai a mani tese il superfluo, prima o poi ti chiederanno il necessario". Finalmente ci siamo scrollati di dosso la precedente amministrazione, capace di elargire fondi per creare un circuito museologico che non ha poi attecchito sul territorio. Ha senso che in città ci siano più musei che artisti? Finché si viveva in periodo di vacche grasse, investire per restaurare i contenitori, cioè gli edifici, era sostenibile. Ora che le risorse sono finite, i bei templi della cultura esprimono il senso del nostro vuoto artistico». Dovremmo prendere esempio da Berlino? L'arte contemporanea nelle fabbriche fatiscenti non rappresenta proprio il «modello Torino». Non siamo Berlino, ma mi chiedo: perché Barcellona dopo le Olimpiadi è stata capace di ridisegnarsi, diventando una città giovane e creativa, creando impresa dalla cultura? Quanti enti da noi hanno approfittato della precedente gestione "generosa", quanti direttori di musei paghiamo, interessati solo al prestigio personale?». Ci fa i nomi? «La Gam, ha senso tenerla in piedi per due mostre l'anno? E il Castello di Rivoli: da 9 mesi aspettiamo la nuova linea artistica dei ben due direttori». Alternative? «Ho sempre fatto della precarietà un fatto di estetica e creatività. Ho portato a casa una Biennale di Venezia con 695 mila euro, organizzerò qui a gennaio una grande esposizione di contemporanea con 60 mila euro. In passato, non uno scrittore, un artista o un musicista che abbia fatto scuola. Perciò m'intendo con il nuovo governo regionale: finanziano progetti, non persone».
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