BARI - "San Rocco e gli appestati" torna a splendere in pinacoteca ANTONELLA GAETA SABATO, 16 OTTOBRE 2010 LA REPUBBLICA - Bari
L´opera del celebre artista veneziano, l´unica rimasta in Puglia è stata sottoposta ad un complesso restauro guidato da Clara Gelao
Il quadro e un volume a tema saranno presentati oggi al museo sul lungomare di Bari San Rocco e gli appestati del Tintoretto è una affaccio imponente sulla morte, la malattia e la salvezza. Un moto gerarchico che s´irradia dall´alto, con l´Onnipotente in volo, al basso con i disperati protetti da San Rocco. Un capolavoro che, come spesso accade, soffre gli alterni casi della sorte che lo vedono, prima della scoperta nel 1830, arrotolato nell´archivio della Cattedrale di Bari e miracolosamente ripescato, insieme a un Veronese, da Basilio Michele Clary, fratello dell´arcivescovo. Ma come era finito lì? La storia dell´arte è fatta di piccoli e grandi misteri ed è affascinante lasciarsi andare al racconto della direttrice della Pinacoteca, Clara Gelao. Sarà possibile ascoltarla questo pomeriggio, alle 17,30 nella sede della Pinacoteca dove è esposto il quadro, quando presenterà il restauro appena effettuato e finanziato dalla Provincia. L´incontro si intitola "Il Tintoretto ritrovato" e vi parteciperanno Giandomenico Romanelli, direttore della Fondazione Musei Civici di Venezia, la restauratrice del San Rocco, Gabriella Bozzi, e Alessandro Monno, direttore del Museo di Scienze della terra dell´Università di Bari che ha compiuto indagini diagnostiche sui colori adoperati all´epoca. Occasione anche per presentare il volume che illustra il restauro. San Rocco e gli appestati, che in realtà è un deposito dell´Arcidiocesi di Bari alla Pinacoteca, è stato restaurato l´ultima volta nel 1950 dall´Icr di Roma. Dati i pochi documenti a disposizione - come spiega la Gelao - era finora plausibile ritenere che nel Seicento fosse collocato nella cappella di San Rocco in Cattedrale. Altri documenti però hanno portato la studiosa a scoprire l´esistenza di un´altra cappella dedicata allo stesso santo, dove oggi sorge la chiesa del Carmine, che risulta ceduta dal Capitolo nel 1583 ai Gesuiti ma priva di opere e arredi. Il Tintoretto che fine ha fatto? Fu archiviato, come testimonierebbe la scritta sul dipinto che si riferisce proprio a questa data? Solo che i Gesuiti, a un certo punto, cedono la chiesa ricevuta in dono ai Carmelitani, senza chiedere il permesso al Capitolo. Cosa che innesca una guerra di carte bollate e male parole che ha potuto condannare all´archiviazione, insieme al fattaccio, anche il San Rocco. Questo fino all´Ottocento. Avvincente e, al momento, non del tutto districato il mistero. Punti fermi restano la grande fede di Tintoretto per San Rocco e il fatto che questo sia l´unico suo dipinto rimasto in Puglia. Tintoretto dipinge per Bari, come accade a tanti suoi illustri colleghi veneti. Fu grande, infatti, il movimento d´arte lungo la linea dell´Adriatico tra Bari e la Serenissima. Non a caso tra i tanti lavori di recupero eseguiti, pregevoli restauri di pittori veneti sono stati compiuti dal Laboratorio della Soprintendenza ai Beni storico-artistici, sotto la sapiente guida di Fabrizio Vona. Tra questi la Natività e adorazione dei magi e dei pastori di Bernadino e Giulio Licinio, l´Adorazione della vera croce di Paolo Veronese e San Felice in Cattedra di Lorenzo Lotto.
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