FERMO - “Per tutelare il paesaggio non serve un motodromo” Vittorio Emiliani CORRIERE ADRIATICO - 18 OTTOBRE 2010
Il Comitato per la Bellezza è critico con la posizione di don Vinicio: “Fa demagogia a prezzi di saldo”
Da Vittorio Emiliani, presidente del Comitato per la Bellezza, riceviamo e volentieri pubblichiamo
Signor direttore,
mi preme anzitutto chiarire un dato iniziale dell’articolo comparso il 16 scorso sul “Corriere Adriatico” dedicato al nostro Appello su progettato Motodromo di Fermo: il Comitato per la Bellezza non “riunisce” associazioni od organismi di grande storia e peso come Italia Nostra, Wwf, FAI, Lipu o Legambiente. Si è invece affiancato a loro in frequenti iniziative per la tutela attiva del paesaggio e del patrimonio storico-artistico sovente minacciato. Nel caso del Motodromo ha redatto un appello che generosamente quelle stesse associazioni hanno sottoscritto.
Trovo poi singolare che al fatto di pura cronaca del nostro Appello, il suo giornale faccia seguire un commento di parte, quello di don Vinicio Albanesi. Poteva starci un commento del giornale.
Ma, se si danno opinioni esterne, per completezza dell’informazione, in genere se ne danno almeno due, una pro e l’altra contro. Oppure si rinvia al giorno successivo ogni commento. Così a me hanno insegnato maestri come Arrigo Benedetti e Italo Pietra. Ed io li ho seguiti.
Fra l’altro l’intervistato – quasi fosse, anche in campo paesaggistico, portatore di verità rivelate o di speciali infallibilità – chiude in partenza ad ogni dialogo affermando: a) che lui non “accetta lezioni” dagli ambientalisti, mentre qui si tratta, più umilmente e più laicamente, di discutere opinioni, esperienze, dati di fatto (per esempio sul consumo di suolo e di paesaggio, che ormai allarma tutto il mondo sviluppato e che in Paesi come Regno Unito e Germania ha già trovato severi correttivi di legge); b) che a noialtri del Comitato per la Bellezza non ci fila proprio essendo signori che “abitano nei palazzi”, ecc. insomma demagogia a prezzi di saldo (come se i cattolici non dovessero rispettare papi, cardinali e vescovi perché abitano da secoli in palazzi affrescati, decorati, ricchi di quadri, sculture, ecc. suvvia).
Argomento principe, nello specifico, di don Albanesi: visto che lì vicino sorgerà un brutto casello autostradale, al quale seguiranno, inesorabili (?), speculazioni cementizie, tanto vale occupare quei 120 ettari liberi facendoci un bel Motodromo (che immagino silenzioso nonché olezzante). Non mi pare che i paesaggi meglio tutelati d’Italia siano stati difesi e valorizzati così.
Al contrario si sono curati o ricostituiti boschi, impiantati vigneti, con pali di legno e uliveti, creati parchi, restaurate torri, casali, fattorie, giardini storici, incentivato un turismo culturale rispettoso.
Non capisco perché, avendo già visto il cemento dilagare (nonostante, mi creda reverendo padre, l’opposizione tenacissima delle associazioni con le quali lei “non accetta” di dialogare) sulla splendida collina veneta o sulla costa adriatica un tempo a dune, si debba nelle dolci, severe Marche interne – che io, cresciuto in Urbino, molto amo – seguire quell’esempio disastroso e non invece altri più virtuosi.
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